Ansia, depressione, disturbi alimentari, dipendenze e isolamento sociale: la salute mentale è diventata una delle sfide più urgenti del nostro tempo, anche nel Lazio. Una “emergenza silenziosa” che colpisce trasversalmente ogni fascia d’età, ma che trova ancora oggi servizi sottodimensionati, personale ridotto e una forte stigmatizzazione.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre 1 milione di persone in Italia soffre di disturbi psichici diagnosticati, ma si stima che almeno il doppio non riceva cure adeguate. Nella regione Lazio, il fenomeno è in costante crescita, soprattutto tra i giovani e gli adolescenti, complici anche l’impatto della pandemia, delle pressioni sociali e della vita digitale.
La situazione sul territorio
In provincia di Frosinone e Latina, i Centri di Salute Mentale (CSM) rappresentano il punto di riferimento per chi vive situazioni di disagio, ma le liste d’attesa sono spesso lunghe e il personale non sempre sufficiente. Anche i Pronto Soccorso, negli ultimi mesi, hanno registrato un aumento significativo di accessi legati a crisi psicologiche o tentativi di autolesionismo, segnalando una situazione che non può più essere ignorata.
I numeri nel Lazio
• Circa 200.000 persone assistite ogni anno dai servizi di salute mentale regionali;
• Solo 3 psichiatri ogni 100.000 abitanti, dato sotto la media europea;
• Aumento del +30% di richieste di aiuto da parte di under 25 negli ultimi due anni;
• Gravi difficoltà nella transizione dei pazienti minorenni verso i servizi per adulti.
Occorre rafforzare la rete territoriale
Psicologi, psichiatri e operatori del settore chiedono da tempo un rafforzamento della rete territoriale e investimenti strutturali. Tra le priorità: ampliare il numero di sportelli nelle scuole, aumentare il personale nei CSM, creare strutture intermedie per evitare l’ospedalizzazione forzata.
La salute mentale è parte integrante del benessere di una comunità ma viene ancora percepita come un tabù. Serve un cambio di cultura, oltre che più risorse.
La Regione Lazio, nei mesi scorsi, ha annunciato l’attivazione di nuovi fondi PNRR per potenziare i servizi di prossimità, tra cui le Case della Comunità e i Centri di Assistenza Psicologica per i giovani. Anche la presenza di sportelli d’ascolto in alcune scuole superiori, come quelle di Cassino e Sora, rappresenta un primo passo verso un’educazione affettiva ed emotiva più solida. Ma tutto questo, stando ai dati, non basta.
Occuparsi di salute mentale oggi significa prevenire il disagio, favorire l’inclusione e costruire una società più sana. Ma per farlo, è necessario che istituzioni, famiglie, scuole e cittadini collaborino nel costruire una rete concreta e accessibile, dove nessuno venga lasciato solo.