«Dopo aver inizialmente scaricato la responsabilità sull’Avvocatura, cui avrebbe chiesto chiarimenti mai arrivati, ora la Sindaca cambia versione. In Consiglio comunale ci ha detto che il Comune non si è costituito parte civile nel processo sulle intimidazioni legate ai chioschi del lungomare perché non è stato individuato come parte offesa. Un’affermazione che non sta in piedi e che è giuridicamente errata».
Lo dichiarano i consiglieri comunali del Partito Democratico Valeria Campagna, Daniela Fiore e Leonardo Majocchi, commentando le parole della prima cittadina pronunciate ieri in aula.
«Numerosi enti locali – proseguono i consiglieri – si costituiscono parte civile nei processi in cui i reati, pur non colpendo direttamente l’ente, ledono la collettività. Ed è proprio questo il caso: le intimidazioni legate alla gestione dei chioschi sul lungomare evocano fatti già vissuti a Latina, generando allarme sociale e colpendo l’intera comunità».
I dem ricordano come il Comune si sia costituito parte civile in procedimenti analoghi, pur senza aver ricevuto alcuna notifica dalla Procura: «Non è stato parte offesa né nel processo per la morte del bracciante Satnam Singh, né nel caso della sposa bambina abusata sessualmente per cui le indagini sono tra l’altro ancora in corso. Eppure in entrambi i casi l’Ente si è costituito parte civile. Dunque la giustificazione fornita ieri in Consiglio non regge».
«La verità – incalzano – è che l’amministrazione Celentano ha semplicemente “bucato” la costituzione di parte civile e ora tenta di coprire una svista grave, che indebolisce la posizione dell’Ente rispetto a un episodio inquietante».
«Basti pensare – concludono – che il Comune si costituisce parte civile perfino in casi di piccoli abusi edilizi. Non farlo per una vicenda di questa portata è incomprensibile. Abbiamo piena fiducia nel lavoro della Procura, che saprà fare piena luce su un episodio che ha scosso profondamente la città».