Una richiesta urgente di convocazione della commissione Urbanistica per capire cosa sta accadendo presso il cantiere di Borgo Piave noto come palazzo Malvaso, alla luce del recente sequestro operato dai carabinieri del Nipaf e soprattutto per mettere sul tavolo soluzioni efficaci. L’ha protocollata al presidente Roberto Belvisi il capogruppo del M5S, Maria Grazia Ciolfi. «L’assessora Muzio ci spieghi come stanno le cose. Invece di correre da un regolamento urbanistico all’altro, si indirizzino le energie sullo studio e la risoluzione delle criticità che hanno portato all’apertura di una nuova indagine all’interno del servizio guidato dall’assessora» afferma Ciolfi. «Si portino in commissione tutti gli atti delle procedure in essere e tutte le norme vigenti e sopravvenute sull’area in oggetto, senza aspettare soluzioni dalle sentenze amministrative o penali, nel rispetto dei molteplici interessi in gioco: dall’interesse pubblico a quello delle famiglie che hanno acquistato un immobile in quello stabile. Ma anche nel rispetto degli imprenditori che hanno investito nell’opera».
«Una storia lunga nove anni – ricorda la consigliera – e passata attraverso annullamenti di PPE, volumetrie triplicate, ordini di demolizione emessi e poi annullati, lavori bloccati e poi ripresi, condanne per abuso d’ufficio e violazione di norme urbanistiche andate in prescrizione, interrogazioni consiliari in cui si risponde che è tutto a posto, fatto salvo arrivare venti giorni dopo a un nuovo sequestro preventivo. La sicurezza e la serenità ostentate dall’assessora in sede di Question Time rivelano superficialità a fronte della nuova indagine, che vede indagati il titolare della società Piave Costruzioni, Vincenzo Malvaso e il progettista e direttore dei lavori».
«Come M5S – sottolinea Ciolfi – riteniamo inaccettabile che vicende così gravi trovino trattazione solo sugli organi di stampa, bypassando le sedi deputate al confronto politico. Intanto l’amministrazione organizza convegni per celebrare una presunta rivoluzione urbanistica grazie alla convenzione con la Regione Lazio in materia pianificatoria. Con la sigla di questo atto le adozioni dei più importanti strumenti urbanistici quali le varianti ai PRG, ai PPE e la rigenerazione urbana non dovranno più attendere il parere della Regione, ma potranno essere approvate dal Consiglio comunale, senza ulteriori vincoli e passaggi di competenze. Si utilizzi allora la convenzione per risolvere i problemi invece che per le passerelle politiche. Perché dagli ultimi accadimenti che interessano il cantiere di Borgo Piave l’unica rivoluzione che ci pare cogliere è quella di un ritorno al passato nella sua peggiore accezione: anni in cui la superficialità e l’arroganza hanno portato a paralisi urbanistiche non ancora sanate. L’amministrazione Celentano sembra voler perpetrare proprio queste modalità di procedere. È preoccupante».
«Latina è una città dilaniata da una speculazione urbanistica che ha paralizzato l’economia e pregiudicato lo sviluppo armonico e funzionale del territorio, creando divario sociale, degrado, assenza di servizi ai cittadini, emergenza abitativa. L’unica risposta concreta per un’inversione di rotta – conclude Ciolfi – è una pianificazione organica e di ampio respiro, una visione strategica e soprattutto norme certe. Si riattivi l’Ufficio di Piano dotandolo di un organico adeguato, altrimenti la legge delega regionale diventerà la tomba dell’urbanistica, altro che rivoluzione. Ricordo che ad oggi neanche si riesce a far fronte al rilascio di semplici certificati. Non c’è più spazio per i proclami né per facili soluzioni che prima o poi trovano uno stop amministrativo e/o giudiziario, ci espongono a nuovi contenziosi e continuano a creare ecomostri e incompiute trascinando la città sempre più in basso, vicina al punto di non ritorno. Occorre chiarire in commissione tutta la normativa che disciplina quell’aerea e che vengano rappresentate dagli uffici tutte le possibili soluzioni; solo allora la politica potrà e dovrà scegliere la via da seguire, contemperando tutti gli interessi e individuando la soluzione che ritiene più adeguata tra quelle percorribili in base alla normativa vigente».