L’inasprimento delle tensioni geopolitiche con l’aggravarsi delle crisi del Mar Rosso ha condizionato l’apertura d’anno con impatti settoriali significativamente asimmetrici; trasporti e logistica sono i segmenti maggiormente colpiti dall’auspicabile non prolungata deviazione delle rotte dei flussi commerciali internazionali, che ha visto ridursi significativamente i transiti nel canale di Suez. Gli effetti più significativi si sono manifestati sia in termini di esportazioni, che hanno subito ritardi e aumenti dei costi di trasporto, sia in termini di approvvigionamento dei beni intermedi (materie prime e semilavorati), con le conseguenti ripercussioni sull’intera catena di fornitura. Il rischio di un’estensione del conflitto in Medio Oriente contribuisce alla maggiore incertezza degli scenari internazionali e condiziona le prospettive di imprese e famiglie; d’altronde il costo del credito rimane elevato, soprattutto rispetto agli altri Paesi europei, e le attese sono di un primo taglio dei tassi di interesse rinviato dalla BCE a giugno.
La demografia imprenditoriale ha dei tempi di “digestione” e di compensazione delle dinamiche congiunturali mediamente dilatati e le valutazioni sulle determinanti principali impongono prudenza, sebbene alcuni segnali sembrano essersi consolidati. In primis, si conferma il progressivo riemerge delle cessazioni, in continuità con le tendenze degli ultimi periodi; peraltro nel primo trimestre pesa anche l’effetto puramente amministrativo della concentrazione delle cessazioni entro la fine dell’anno precedente, che ha l’influenza statistica di penalizzare i saldi, che risultano prevalentemente negativi.
I segnali di maggiore incertezza hanno come effetto il raffreddamento del turnover della demografia d’impresa, condizionato dal lento recupero dell’iniziativa imprenditoriale, al quale si associa la contestuale crescita delle cessazioni, che si conferma più marcata nei settori tradizionali: come nell’anno 2023, nell’ordine per saldi negativi si posizionano il commercio, l’agricoltura e l’industria. Il quadro complessivo è caratterizzato da dinamiche piuttosto disomogenee, emergendo la maggiore vivacità riferita ad alcuni segmenti, come le attività professionali che mostrano una importante accelerazione tendenziale, in quanto beneficiano degli interventi in corso del PNRR che stanno alimentando la richiesta di prestazioni consulenziali; altrettanto il segmento finanziario conferma il recupero in linea con i trend più positivi del settore. Diversamente, le costruzioni confermano il ridimensionamento dei flussi, in ragione del facing out degli interventi governativi.
Gli esiti algebrici su scala nazionale restituiscono una sottrazione di circa 11 mila unità, in significativa accentuazione rispetto alle risultanze dello scorso anno (7.443 imprese in meno nel 2023). Alle 106 mila e 800 iscrizioni (5 mila in più rispetto all’apertura 2023), che confermano il progressivo recupero dopo il periodo pandemico, si sottraggono 117 mila e 800 cessazioni, in accentuazione tendenziale (+8% rispetto al I trimestre dello scorso anno).
Su scala regionale, il bilancio demografico mostra la contrazione del tessuto imprenditoriale diffusa a tutti territori, fatta eccezione per il Lazio, che si conferma in pole position (+0,17% il relativo tasso, a fronte del -0,18% nazionale) e la Basilicata appena positiva (+0,05%).
Il bilancio nei territori di Frosinone e Latina è negativo per 121 imprese e risulta pressoché in linea con gli esiti della prima trimestrale dello scorso anno; tuttavia, la performance è determinata dal più significativo rallentamento del frusinate, per effetto della più evidente accelerazione delle cessazioni (+8%). Diversamente, Latina si posiziona in area leggermente positiva (+44 unità, +0,08% in termini relativi), grazie al recupero di vitalità delle iscrizioni (+6,0% e alla contestuale stazionarietà delle cancellazioni. Il quadro complessivo, come già evidenziato su scala nazionale, è in gran parte condizionato in entrambe le province dal bilancio in rosso dell’agricoltura, penalizzata dalle rese in contenimento per i fattori climatici e dalle problematiche connesse ai costi; peraltro, la calamità della moria dei Kiwi in provincia di Latina rappresenta un ulteriore fattore ad elevata criticità, considerati gli elevati danni in termini di rese a causa degli agenti patogeni.
Altrettanto, si conferma il bilancio in rosso delle attività commerciali, su cui pesa la compressione dei consumi. Ulteriore fattore comune alle due province da gennaio a marzo di quest’anno è la moderata espansione delle attività professionali, scientifiche e tecniche, in linea con le tendenze emerse anche su scala nazionale, e del segmento immobiliare. Perdono tono le Costruzioni, che nell’area pontina mostrano un leggero avanzo, seppur ulteriormente dimezzato (+0,15% la variazione dello stock, a fronte del +0,32% e del +0,64% riferito agli analoghi periodi del biennio precedente); mentre a Frosinone tale segmento conferma un bilancio in rosso e in maggiore accentuazione (-0,49%, rispetto al -0,18% precedente). A tali primi spunti seguiranno approfondimenti successivi per i nostri territori.