Colpito da una grave infezione sottomandibolare, paziente statunitense viene ricoverato al San Camillo di Roma. Dopo il percorso di cura verso la guarigione, la moglie scrive una lettera per ringraziare i medici. “Siamo davvero orgogliosi di condividere con voi la lettera della moglie di un nostro paziente statunitense. Questa testimonianza sottolinea l’importanza e il valore del nostro sistema sanitario pubblico, troppo spesso messo in discussione, ma capace di raggiungere straordinari risultati”. – Commentano dall’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma.
La lettera di Anna Camaiti Hostert
“Vorrei segnalare una storia di eccellenza della sanità pubblica italiana a Roma, in uno degli ospedali più grandi della città: il San Camillo. Mio marito, un signore americano ultraottantenne abituato alla sanità degli States, è stato colpito da un’infezione sottomandibolare molto grave e dolorosa, con il pericolo conclamato che, se si fosse estesa, la sua vita sarebbe stata in pericolo. Dopo essere passato dal pronto soccorso dell’ospedale S. Camillo, è stato ricoverato al reparto di otorinolaringoiatria dello stesso ospedale per circa due settimane. Questo reparto, guidato con professionalità, competenza ed estrema gentilezza (cosa non sempre scontata, visto anche lo stress a cui sono sottoposti medici e infermieri nelle strutture pubbliche) dal prof. Gianluca Bellocchi, consta esclusivamente di camere singole, dove i pazienti sono assistiti con cura dagli infermieri.
Posso testimoniare di persona, in quanto, essendomi recata a trovare mio marito due volte al giorno per quasi due settimane, ho avuto modo di girare per i corridoi e di constatare, oltre alla pulizia e all’ordine delle stanze mantenuti dal personale, la presenza costante degli infermieri che davvero fanno del loro meglio per aiutare i pazienti. In particolare, si sono prodigati nel caso di mio marito, anche considerato il fatto che, oltre al grande dolore che l’infezione gli provocava, il suo italiano zoppicava e si sentiva particolarmente sperduto in una struttura di cui capiva poco il funzionamento. In più, nutriva una paura iniziale dovuta al fatto di non sapere bene cosa avesse potuto provocare quell’infezione così grave. I medici e costantemente gli infermieri hanno fatto di tutto per farlo sempre sentire a suo agio, e di questo voglio pubblicamente ringraziarli tutti. Anche perché, la sera, quando tornavo a casa avevo la certezza di potermi assolutamente fidare di quella struttura e di tutto il personale che ci lavorava. E questo, per un parente di un ricoverato in ospedale, credetemi, non è poco!
La terapia è stata lunga, con dosi massicce di antibiotici e cortisone per far recedere l’infezione e l’infiammazione. Piano piano, seguito quotidianamente dal prof. Bellocchi e dallo staff medico e infermieristico, l’infezione è guarita e adesso è sotto controllo. Inoltre, sono stati eseguiti costanti controlli ed esami non solo per assicurarsi che la terapia fosse giusta, ben tollerata e per escludere altre patologie, ma anche per verificare che non ci fossero conseguenze su altri organi dovute ai farmaci che stava assumendo. E così, alla fine, ne sta uscendo. Ogni volta che mio marito parla ai nostri amici negli States, fa grandi elogi ai medici, agli infermieri dell’ospedale e al sistema ospedaliero pubblico italiano.
Questa lunga e dettagliata lettera per dire che, se ci sono delle storture nella sanità pubblica italiana, queste non sono certo imputabili alla mancanza di professionalità di medici e infermieri (questi ultimi pagati certamente troppo poco e con orari spesso massacranti), ma principalmente al fatto che, invece di potenziarla, si sceglie di non investire in essa per farne un asset. Si cerca al contrario di farla implodere. Ma gioielli come questo reparto, davvero un’eccellenza, stanno lì a dimostrare invece il suo grande valore e la ricchezza dell’intero sistema. E dunque, potenziare il settore pubblico della sanità italiana potrebbe costituire davvero un servizio di cui i cittadini italiani hanno bisogno!
Parola di una persona come me che, vivendo in parte negli Stati Uniti, conosce bene lo health system americano e sa quali tribolazioni il presidente Obama abbia dovuto passare per fare approvare la sua riforma sanitaria. Renderla obbligatoria estendendola a tutti e dunque ampliando la parte pubblica ha costituito un passo in avanti per tutto il paese! Siamo davvero sicuri di voler fare il percorso inverso. Un ringraziamento a tutto il personale del S. Camillo e a chi ogni giorno lavora per rendere la sanità pubblica italiana un’eccellenza di cui andare fieri”.