Il governo cambi l’emendamento che mette sullo stesso piano cannabis light e quella non-light. Dopo l’approvazione dell’emendamento al Ddl Sicurezza nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, che prevede la stretta sulla cannabis light, Coldiretti e Cia-Agricoltori italiani denunciano la gravità e le possibili conseguenze, tra cui la stessa sopravvivenza dell’intero comparto economico.
Coldiretti: “È attività riconosciuta da normativa europea”
“Chiediamo la modifica di un emendamento che danneggia pesantemente le aziende agricole”, esordisce Coldiretti, spiegando che imporre il divieto di raccolta ed essicazione dell’infiorescenza della canapa rischia di “far crollare un intero settore dove sono impegnati tanti giovani agricoltori” che “producono canapa in piena legalità, come pure riconosciuto dalla normativa europea, anche per rispondere a mercati come quelli della nutriceutica, della cosmetica, dell’industria o dell’arredo”. L’emendamento approvato ieri notte infatti “toglie la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza, blocca anche le esportazioni verso i mercati esteri che rappresentano una grossa fetta del nostro mercato”. Viene colpito a morte un settore produttivo che “conta migliaia di persone impiegate e circa 4mila ettari coltivati”.
CIA: “In fumo migliaia di posti di lavoro e 500 milioni di euro di fatturato annuo, pronti a ricorsi”
Per Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori italiani, la nuova normativa rappresenta “una grave sconfitta per la libera impresa in Italia”. In questo modo “se ne va letteralmente in fumo la filiera dei produttori di canapa legale, che conta migliaia di posti di lavoro e circa 500 milioni di euro di fatturato annuo”, incalza. E il tutto per una decisione “presa in piena notte, frutto di pregiudizi ideologici e il risultato di un mancato dialogo da parte del Governo con gli operatori del settore” Ad aggravare le cose è poi la coincidenza del provvedimento che “arriva per altro in un periodo in cui la produzione è in pieno campo, con il rischio per gli agricoltori di non poter vendere il frutto del proprio lavoro, legale, tracciato e controllato dalle stesse forze dell’ordine”. E il risultato di tutto ciò sarà che “ancora una volta gli agricoltori- conclude Fini- saranno costretti a faticosi e costosi ricorsi in sede giuridica pur di vedersi riconosciuti diritti previsti dalle normative comunitarie”. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –