Morti sul lavoro, cresce il numero delle vittime rispetto il 2023: i dati

Da gennaio a luglio di quest'anno sono 557 le vittime registrate. L'anali dell'Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega

Sono passati sette mesi dall’inizio dell’anno. E, purtroppo, la tragedia delle morti sul lavoro continua con numeri in crescita rispetto all’anno scorso. Infatti, sono 577 le vittime: 18 decessi in più del 2023 (+3,2%). Una vittima su cinque è straniera. Una rilevazione che mette tristemente in luce quella che viene erroneamente chiamata “emergenza”, quando invece parliamo di uomini e donne che perdono ogni giorno la vita sul posto di lavoro a causa, il più delle volte, di gravi lacune che si manifestano quotidianamente sul fronte della prevenzione e della sicurezza”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, riassume così l’ultima indagine elaborata dal proprio team di esperti sull’incremento dei decessi sul lavoro: “Essendo consapevoli che i numeri assoluti possono portare a conclusioni non corrette, cerchiamo di mettere ancor più a fuoco il fenomeno per mezzo dell’incidenza infortunistica, un indicatore che consente di identificare e mappare le regioni dove è maggiore il rischio di infortunio per i lavoratori”.

Il rischio di morte, regione per regione, a luglio 2024. Dalla zona rossa alla zona bianca

A finire in zona rossa a fine luglio 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 18,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Molise, Umbria, Sicilia ed Emilia-Romagna. In zona arancione: Campania, Calabria, Abruzzo, Lazio, Puglia e Sardegna. In zona gialla: Lombardia, Toscana, Basilicata e Piemonte. In zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Veneto e Marche.

Il fenomeno infortunistico per fasce d’età: ancora a maggior rischio i più anziani

Anche nei primi sette mesi dell’anno l’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).  Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza di 75,2), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 28,9).

I lavoratori stranieri soggetti a un rischio di infortunio mortale quasi triplo rispetto agli italiani

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nei primi sette mesi dell’anno sono 102 su un totale di 440, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 43 morti ogni milione di occupati, contro i 15,9 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

I numeri assoluti delle morti delle morti sul lavoro e degli infortuni in Italia a fine luglio 2024

Sono 577 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 440 in occasione di lavoro (10 in più rispetto a luglio 2023) e 137 in itinere (8 in più rispetto a luglio 2023). Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (74). Seguono: Emilia-Romagna (49), Lazio (48), Sicilia (39), Campania (38), Piemonte (27), Puglia e Toscana (26), Veneto (23), Trentino-Alto Adige (16), Calabria (12), Abruzzo e Sardegna (11), Umbria (10), Liguria (8), Friuli-Venezia Giulia (7), Marche (6), Basilicata, Molise e Valle d’Aosta (3).

Il settore delle costruzioni il più colpito dal fenomeno delle morti sul lavoro

Alla fine dei primi sette mesi del 2024 è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 79. Seguito dalle Attività Manifatturiere (55), da Trasporti e Magazzinaggio (46) e dal Commercio (32). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (148 su un totale di 440). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a fine luglio 2024 sono 31, mentre 16 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 102, mentre sono 28 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il martedì risulta essere anche a fine luglio il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sette mesi dell’anno (19,8%).

Le denunce di infortunio ancora in crescita rispetto a luglio 2023

Le denunce di infortunio totali crescono del 1,7% rispetto a luglio 2023. Le denunce erano 344.897 a fine luglio 2023, nel 2024 sono passate a 350.823.

I numeri delle denunce totali di infortunio per settore: la maglia nera va alle attività manifatturiere

Anche a fine luglio del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (42.782). Seguono: Costruzioni (21.552), Sanità (20.670), Trasporto e Magazzinaggio (19.461) e Commercio (18.925).

Le denunce totali per genere, nazionalità ed età

Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio a luglio 2024 sono state 124.171, quelle dei colleghi uomini 226.652. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 295.159 a fine luglio 2024: 97.349 sono le donne e 197.810 gli uomini. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 234.633, mentre degli stranieri sono 60.526. La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 77.346 denunce (il 22,0% del totale).

Il Lazio in zona arancione con un’incidenza di mortalità superiore alla media nazionale: Frosinone e Viterbo lo province più pericolose per i lavoratori

Con un’incidenza di mortalità superiore rispetto alla media nazionale, la regione Lazio si colloca in zona arancione nella mappatura dell’emergenza, ovvero quella in cui si trovano le regioni con un rischio di mortalità compreso tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale. Stiamo parlando di un indice di incidenza di mortalità per milione di lavoratori pari a 20,2, superiore rispetto al dato medio nazionale pari a 18,7.

Per individuare le aree più fragili d’Italia sul fronte della sicurezza sul lavoro, l’Osservatorio Sicurezza Vega elabora una mappatura del rischio rispetto all’incidenza della mortalità. La zona arancione, quella in cui si trova il Lazio, è la zona che raggruppa le regioni con un’incidenza di mortalità sul lavoro più elevata rispetto al valore medio nazionale. A fine luglio 2024, il rischio di infortunio mortale in regione (20,2 morti per milione di occupati) risulta superiore a quello medio nazionale (18,7). Per quanto riguarda le incidenze, nel dettaglio, in regione si scopre che Viterbo e Frosinone si trovano in zona rossa con indici rispettivamente pari a 26,1 e a 23,7. Seguono in zona arancione: Roma (19,8) e Latina (18,7). Mentre Rieti è in zona gialla con un’incidenza di mortalità pari a 16,9. A luglio 2024 il settore del Trasporto e Magazzinaggio è in cima alla graduatoria delle denunce di infortunio in occasione di lavoro (1.876).

Cos’è l’incidenza degli infortuni?

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

A cosa serve la zonizzazione realizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega?

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:
Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

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