Di Stefano Di Scanno – Ucraina e Indo Pacifico stanno monopolizzando la seconda ed ultima giornata del vertice del G7 dei ministri degli Esteri, in corso da ieri tra Anagni e Fiuggi. La conferenza stampa, poco dopo le ore 17, del ministro Antonio Tajani sancirà la conclusione non solo del summit che ha proiettato a livello globale l’immagine della Ciociaria ma anche della presidenza italiana del gruppo delle sette principali economie occidentali. Non mancano tuttavia gli strascichi mediatici e politici della prima giornata di lavori che si è concentrata sul Medio Oriente. I media mondiali hanno infatti rilanciato stamattina le dichiarazioni dell’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell: “Non ci sono scuse oggi per non attuare il cessate il fuoco, altrimenti il Libano crollerà. Intere regioni del sud del Paese sono state distrutte. Quindi speriamo che oggi il governo di Netanyahu approvi l’accordo di cessate il fuoco proposto da Stati Uniti e Francia. Basta scuse. Basta richieste aggiuntive. Basta con questi combattimenti. Basta con le uccisioni e iniziamo a pensare alla pace”.
Sull’ordine di arresto della Corte penale internazionale spiccato nei confronti del premier isaeliano, Borrell ha ribadito anche da Fiuggi la sua posizione: “Gli Usa faranno quel che vogliono. Gli europei devono seguire e applicare le decisioni della Corte penale internazionale: non è qualcosa che si può scegliere quanto è contro Putin e rimanere in silenzio quando la Corte è contro Netanyahu”. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, da parte sua ha avuto un faccia-a-faccia col ministro degli Affari esteri e dell’immigrazione egiziano Badr Abdelatty. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di attuare la risoluzione n. 1701 emessa nel 2006 per fermare le ostilità tra Israele e Hezbollah, ha chiesto la consegna immediata di aiuti umanitari a Gaza, oltre a sollecitare la fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Sempre a Fiuggi, Blinken ha parlato con il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti Abdullah bin Zayed al-Nahyan della recente uccisione del rabbino Zvi Kogan, lodando l’operato degli Emirati Arabi.
Incontri bilaterali per Blinken. Il ministro di Kiev porta a casa l’appoggio
Ma dicevamo centrale oggi è stata anche la guerra in Ucraina, vista la presenza del Ministro degli Esteri di Kiev, Andrij Sybiha. Il G7 ha confermato il sostegno a Zelensky, posizione del resto fermamente sostenuta dal governo italiano. L’appoggio verrà ribadito a chiare lettere nella dichiarazione finale del vertice. Ma sulle forme di sostegno non c’è ovviamente una posizione unanime. Francia e Gran Bretagna sarebbero pronte – secondo un articolo di Le Monde che cita anche fonti britanniche – a inviare truppe, mentre l’Italia per bocca di Tajani ha ribadito: “Non invieremo nessun soldato a combattere in Ucraina”. Tajani ha commentato a caldo: “Nella riunione che abbiamo avuto poco fa Andrii (Sybiha) mi ha aggiornato sulle difficoltà in cui versa l’infrastruttura energetica del Paese. Quindi è necessario dare un messaggio politico per difendere gli impianti nucleari, i bacini minerari e credo che nel draft che stiamo elaborando sia scritto in maniera molto chiara, anche per quanto riguarda la libertà di navigazione nel Mar Nero”. Nel pomeriggio ci sarà spazio, prima della chiusura, anche al Piano Mattei per l’Africa, priorità della politica estera italiana. Obiettivo della presidenza italiana G7 l’ingaggio di altri attori internazionali per accelerare sugli investimenti. Dopo gli impegni degli Emirati Arabi, da Fiuggi giunge la notizia che lo strumento del “Partnership for Global Infrastructure and Investment” è stato adottato dagli Stati Uniti, che vi hanno stanziato oltre 60 miliardi di dollari e una fetta di questi fondi sarà destinata a infrastrutture africane legate al Piano italiano. Mentre i nove Paesi prioritari africani già coinvolti dal governo Meloni, dovrebbero salire nelle intenzioni di Palazzo Chigi a 13-14 entro il 2025. Come si vede fra le Terme di Fiuggi e la Cattedrale di Anagni sono stati toccati tutti i temi principali dell’attualità mondiale.
Sulle conclusioni del summit l’incognita dell’avvio dell’era Trump
“È molto importante per il G7 aprire le porte ad alcuni nostri grandi amici della regione del Medioriente – ha detto tra l’altro Tajani -, il nostro dialogo è cruciale e vogliamo lavorare insieme per fermare la guerra in Libano, in Palestina, così come anche in Ucraina”. Va ricordato che la due giorni ciociara rappresenta l’ultimo summit tra i massimi diplomatici di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti prima dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump che ha già fatto sapere di voler imporre dazi dal 20 gennaio a Canada, Messico e Cina e quindi, anche in politica internazionale, tra meno di due mesi tutto potrebbe già essere diverso da quel che oggi s’è registrato nel vertice ciociaro.