Lbc sulla cultura: “Strumento di crescita sociale accessibile a tutti”

"Il 70% dei giovani nel 2024 non è mai entrato in una biblioteca, oltre il 30% degli adulti è analfabeta funzionale"

Il 70% dei giovani nel 2024 non è mai entrato in una biblioteca, oltre il 30% degli adulti è analfabeta funzionale ed è in grado di interpretare soltanto un testo semplice, il 14% dei minori è in povertà assoluta e il 13% nel 2024 non ha mai assistito a un evento in un luogo di cultura. Lo rivelano i dati Ocse e Istat. Su questo tema interviene il movimento Lbc, che proprio nei giorni scorsi ha discusso di politiche culturali in un incontro pubblico con Massimiliano Smeriglio, assessore al Comune di Roma, organizzato dal Tavolo politiche culturali. Un incontro molto partecipato, arricchito da interventi di operatori culturali e da esperienze diverse che hanno offerto nuovi spunti e nuovi contenuti, con un denominatore comune: la mancanza di spazi di aggregazione. Pur riconoscendo l’esistenza di esperienze virtuose e spazi di resistenza culturale, è emersa infatti con forza la mancanza di luoghi dedicati, oltre al cronico problema della scarsità di risorse destinate dalle amministrazioni a questo settore.

“Partendo da questi dati – commenta la segretaria di Latina Bene Comune, Elettra Ortu La Barbera – la cultura dovrebbe essere considerata, al pari di altri servizi, come un importante strumento di crescita sociale, utilizzato anche per affrontare le disuguaglianze economiche e sociali attraverso politiche di educazione e formazione, a partire dai più piccoli. Una cultura realmente accessibili a tutte e tutti forma cittadini consapevoli e in grado di avere un giudizio critico su ciò che li circonda. Per fare questo occorre però fare lo sforzo di uscire dal meccanismo secondo cui la cultura è unicamente appannaggio di una elite e dei ‘salotti buoni’ e fare in modo che sia invece una ‘cultura diffusa’, a partire dalle periferie e dalle zone più a rischio degrado dove mancano investimenti in questo senso. Latina ha molta strada ancora da fare. Come dimostra la storia del nostro teatro, che non è l’unico luogo di cultura ma è di certo un suo simbolo per eccellenza. La città è stata costruita nel 1932, il teatro costruito nel 1985 e inaugurato nel ’90, non agibile e non sicuro.

“Dopo cinque anni di chiusura per lavori di ristrutturazione, il teatro è aperto e sicuro, ma resta solo un contenitore passivo del cartellone Atcl e non un centro di produzione e formazione che avevamo immaginato – aggiunge l’ex sindaco Damiano Coletta – Questa amministrazione, invece di tenersi stretti gli spazi per la cultura rendendoli fruibili alla cittadinanza, sembra invece volersene disfare il prima possibile, come nel caso dell’ex Banca d’Italia o del Garage Ruspi. A Latina abbiamo ospitato un assessore alla Cultura come Smeriglio, mentre a Latina l’attuale amministrazione non ha nominato un assessore dedicato, un interlocutore cui fare riferimento. Un’amministrazione che sta per organizzare gli Stati generali della cultura, che apprendiamo dai giornali, senza nessun reale coinvolgimento della città, delle commissioni comunali e dei consiglieri. Se vogliamo dunque parlare di cultura per tutti, è necessario mettere in atto questa azione e tradurla in realtà, riconoscendo che la città ha sempre espresso una particolare ricchezza ed è un laboratorio di creatività musicale, artistica, cinematografica, teatrale, letteraria, come dimostrano l’esperienza unica del Dizionario della musica, il Festival pontino del cortometraggio svolto fino al 2023, le innumerevoli edizioni di Mad (museo di arte diffusa), le varie edizioni di Jazz e infine l’esperienza di Lievito, di cui le politiche culturali pubbliche dovrebbero fare tesoro”.

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