“Al Parlamento Europeo di Strasburgo abbiamo discusso l’aggiornamento della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, un argomento di cruciale importanza per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Sebbene riconosca l’importanza di rivedere una normativa in vigore da oltre 30 anni, in aula ho espresso le mie preoccupazioni riguardo ai contenuti proposti.
Lo afferma il parlamentare europeo della Lega Gruppo ID Matteo Adinolfi.
In linea di principio, l’aggiornamento di una normativa così vitale è condivisibile, ma il contenuto presenta punti molto restrittivi. La revisione, basata su una valutazione d’impatto dalle conclusioni discutibili, potrebbe imporre alle aziende del settore oneri sproporzionati rispetto alle reali necessità, compromettendo la qualità del servizio di gestione delle acque. Il principio di “chi inquina paga” viene distorto, focalizzandosi esclusivamente sui settori farmaceutico e cosmetico e trascurando altri contribuenti all’inquinamento delle acque reflue urbane.
La questione delle acque reflue urbane va analizzata con occhio critico e realistico. La proposta avanzata sembra ignorare il principio di sussidiarietà, concedendo eccessiva autorità decisionale all’Unione Europea a scapito delle nazioni sovrane. Dobbiamo interrogarci se questa sia davvero la direzione da seguire o se dovremmo concedere agli Stati membri la flessibilità necessaria per affrontare questa sfida in modo adatto alle loro specifiche esigenze e risorse. L’innovazione tecnologica non è la panacea per tutti i problemi legati alle acque reflue urbane. Dobbiamo essere consapevoli delle limitazioni delle tecnologie attuali e dei potenziali effetti collaterali.
Ritengo per questo che l’intera questione vada affrontata con un approccio più critico, bilanciando le esigenze ambientali con quelle economiche e considerando attentamente il ruolo dell’Unione Europea e dei singoli Stati membri in questo processo.