Il tentativo maldestro da parte di chi ha amministrato la città fino a Giugno di etichettare come una caccia alle streghe la commissione trasparenza convocata per fare chiarezza sull’iter di affidamento e gestione dello stadio, non è bastato a dirottare l’attenzione sulle conseguenze dell’omesso controllo e omessa vigilanza rispetto alla gestione dello spazio, frutto di un indirizzo politico quanto meno inefficace nel difendere gli interessi dell’ente da parte della precedente amministrazione.
Lo dichiara la Coalizione Un’altra Aprilia.
Il nervosismo tradito in aula dal consigliere Antonio Terra e dalla consigliera Luana Caporaso – rispettivamente sindaco e assessore con delega ai lavori pubblici, patrimonio e sport fino al maggio scorso -l’imbarazzo con cui il consigliere Pasquale De Maio solo alla fine della commissione ha preso parola per difendere le posizioni degli ex colleghi, il loro costante tentativo di sviare l’attenzione con accuse di presunti misfatti e minacce velate, si contrappongono ai fatti documentati esposti in aula dai consiglieri e dagli assessori della maggioranza guidata da Lanfranco Principi. Questo atteggiamento non ha fatto altro che porre l’accento su quanto l’indirizzo politico sia stato l’ingrediente essenziale nella pasticciata gestione dello stadio Quinto Ricci, una questione spinosa e ingarbugliata che abbiamo ereditato e cercato di sbrogliare nell’interesse esclusivo della collettività e per difendere il diritto allo sport dei cittadini, che ancora oggi hanno lamentato una passata gestione caratterizzata da differenze di trattamento tra associazioni considerate di serie a e di serie b.
Il mancato pagamento delle utenze e dei canoni di locazione da parte del concessionario dell’impianto, le irregolarità mai sanate relative agli spalti del Quinto Ricci, il mancato rinnovo del certificato anticendio, la presenza di un impianto elettrico non a norma, fanno da sfondo a una gestione anarchica nell’affidamento dei locali (spogliatoi e locale custode), occupati senza alcun titolo da associazioni e addirittura da una società di servizi, violando la convenzione sottoscritta dal Comune e dal concessionario e prima ancora il regolamento comunale sulla concessione dei beni patrimoniali. Questi fatti messi in fila hanno comportato la revoca della concessione, oggi oggetto di ricorso al Tar da parte del concessionario.
La ricostruzione dei fatti emersa in aula ha permesso di comprendere chiaramente che il lavoro svolto dagli uffici aveva permesso già di rilevare queste storture e aveva già dato la possibilità di agire mesi fa. Quello che è mancato è stato l’indirizzo politico orientato a correggere il tiro, proprio da parte di quei consiglieri di opposizione che pur di non assumersi una responsabilità, oggi la attribuiscono a quegli uffici che già allora avevano fatto il proprio dovere. Le azioni correttive rilevate dagli uffici, sono state poste in essere solo da Agosto 2023, da parte dell’amministrazione Principi, dopo una attenta analisi dei fatti.
A seguito di ripetute segnalazioni pervenute agli uffici rispetto all’uso improprio dei locali, il sopralluogo effettuato il 22 Luglio scorso dalla Polizia Locale e dagli uffici dell’ente ha permesso di rilevare tutte le anomalie “sfuggite” alla precedente amministrazione. Se la convenzione, infatti, permetteva al concessionario di subaffittare i locali del Quinto Ricci, al Comune di Aprilia spettava il compito di ratificare gli atti e verificare che le associazioni accolte possedessero il requisito necessario per esercitare all’interno dell’impianto, in ragione delle chiare finalità sportive legate alla realtà associativa stessa. All’esito del controllo è emersa invece la presenza di un locale occupato da mobilia ed effetti personali di una persona designata dall’ex concessionario per svolgere, senza alcun titolo e senza alcuna garanzia, il servizio di custodia. E’ stata rilevata la presenza di una associazione di promozione culturale in uno spazio non adeguato e tale da mettere a rischio l’incolumità stessa degli associati. Infine, è stata rilevata la presenza di una società di servizi che operava all’interno degli spazi pubblici e alcune delle persone citate che potevano disporre del bene, sono risultate candidate all’interno della coalizione civica, dunque molto vicine all’attuale opposizione.
Aspetti emersi in maniera chiara e incontrovertibile dalla lettura degli atti, sui quali si è basata la disamina proposta in aula da assessori e consiglieri di maggioranza. Nessuna volontà inquisitoria, nessuna caccia alle streghe, solo l’esigenza di fare chiarezza su una vicenda che ci tocca da vicino nella misura in cui gli atti posti in essere e l’assenza di controllo mostrato nel recente passato, si ripercuotono sull’azione amministrativa che oggi siamo costretti a mettere in campo, a dispetto di chi ci definiva dilettanti allo sbaraglio: le risultanze della commissione hanno evidenziato dove siedono davvero i dilettanti, a voler fare un complimento.
Nella gestione del Quinto Ricci, insomma, qualcosa non ha funzionato a dovere. Lo conferma l’atteggiamento di chi nasconde dietro minacce e accuse tutto il nervosismo tradito in aula, consapevole della propria responsabilità in ragione del ruolo ricoperto fino a maggio. Lo conferma l’imbarazzo mostrato in commissione da chi è a conoscenza, perché vicino a coloro che hanno gestito la cosa pubblica come un bene di famiglia. Valutato il verbale della commissione che attendiamo, chiediamo alla presidente dell’VIII commissione di confrontarsi con l’ufficio avvocatura, così da poter valutare se sussistano gli estremi per rivolgersi alla Procura della Repubblica e/o alla Corte dei Conti, affinché la magistratura possa fugare ogni dubbio su responsabilità o possibili danni economici per il Comune e per i cittadini.