Aveva 90 anni la donna che ha perso la vita “a causa degli stenti” patiti dopo giorni trascorsi in un campo profughi. È accaduto in Nord Kivu, in Repubblica democratica del Congo, dove da giorni sono ripresi con forza gli scontri tra l’esercito regolare e la milizia ribelle M23, causa dello sfollamento di non meno di 40mila persone. A confermarlo sono diversi organi di stampa locale, secondo cui nel campo di Nyiragongo, non lontano dalla città di Goma, oltre all’anziana signora sono morte già altre 14 persone per carenza di cibo, servizi igienico-sanitari e assistenza di base.
Il Kenya invia truppe
Gli scontri tra l’esercito e l’M23 sono il motivo di una visita ieri mattina di una delegazione di governo guidata dal titolare della Difesa, Gilbert Kabanda, per supervisionare la situazione umanitaria e della sicurezza a Goma. Con Kabanda anche il ministro dell’Industria Julien Paluku, Muhindo Nzangi dell’Istruzione, Désiré Birihanze dell’Agricoltura e Modeste Mutinga degli Affari sociali, nonché vari responsabili locali tra cui il governatore militare di Goma, il generale Constant Ndima. Quest’ultimo ha inaugurato il quartier generale che ospiterà le forze inviate dal Kenya nel quadro di un’operazione militare della Comunità dell’Africa orientale (East african community, Eac).
Come ha confermato nel fine settimana il governo del Kenya in una nota, la decisione segue quanto stabilito al terzo summit dei capi di Stato e di governo dell’Organizzazione avvenuta a Nairobi lo scorso giugno, durante il quale i timori per l’escalation di violenze nell’Est del Congo ha spinto i leader ad approvare l’avvio della Forza regionale dell’Organizzazione dell’Africa orientale (Eacrf) per sedare le violenze. In quei giorni erano infatti già riprese le offensive dell’M23, che in quel periodo aveva già causato secondo l’Onu almeno 72mila sfollati.
L’M23 e le accuse al Ruanda, che nega
L’M23 è una milizia attiva nel Nord Kivu dal 2012 e composta in prevalenza da esponenti di etnia tutsi. Il governo congolese accusa però il Ruanda di sostenerla al fine di occupare questa provincia strategicamente importante per le direttrici commerciali e le risorse naturali. Certo di queste intenzioni, il governo nei giorni scorsi ha anche espulso l’ambasciatore ruandese, che dopo 48 ore ha lasciato il Paese.
Dal canto suo il Ruanda continua a negare ogni responsabilità nell’escalation in Nord Kivu. Oggi, intervenendo a un convegno, la testata ruandese The Chronicles riferisce che il consigliere per la sicurezza del presidente Paul Kagame, il generale James Kabarebe, ha dichiarato: “Il Ruanda non entrerà in guerra solo perché i congolesi lanciano pietre oltre il confine e bruciano qualche bandiera. Noi- ha avvertito Kabarebe- combattiamo guerre strategiche, non guerre frutto di provocazioni. Nessuno litiga con i matti: si ignorano, stabilendo una linea rossa“.
Fonte www.dire.it