Home Politica Elezioni, Schiboni propone l’idea di Roma Capitale affinché i territori abbiano dignità

Elezioni, Schiboni propone l’idea di Roma Capitale affinché i territori abbiano dignità

Il candidato di Forza Italia ponte l’accento sulla questione di concedere a Roma uno status speciale, idea del 2009 poi bloccata

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“Forse è giunto il momento di dare un potere speciale a Roma Capitale. E al contempo darlo al Lazio, o meglio alle sue quattro province. Non è più possibile mettere su uno stesso piano amministrativo Roma con Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti. In un contesto di ridefinizione amministrativa la stessa Latina per superficie territoriale e numero di popolazione potrebbe diventare capoluogo di regione. Ma andiamo con ordine, perché quello che Latina deve rivendicare è la sua dignità territoriale, sempre lesa dalla presenza ingombrante di Roma Capitale e Roma Metropoli, in termini soprattutto economici che poi vengono declinati in tutti gli ambiti. Non è un caso che il Governo centrale voglia riannodare i fili smarriti da quando Roma è stata investita dello status di Capitale nel 2009, ripercorrendo quell’autonomia finanziaria già segnata sul federalismo fiscale”. Lo sostiene Giuseppe Schiboni, candidato di Forza Italia in consiglio regionale, che in una nota prosegue:

“Prima Roma Capitale (2 milioni e 700mila abitanti) e dopo Roma Metropoli (4 milioni e 200mila abitanti) fagocitano e non poco le risorse a disposizione di una regione vasta come il Lazio. Questa è una battaglia politica che tutte le provincie laziali devono impugnare, perché è giunto il momento di porre sulla stessa stregua il territorio di Roma con quello delle altre capitali europee. Quindi è necessario promuovere una migliore comprensione del ruolo della nostra capitale quale simbolo dello Stato come accade in Europa, perché nella loro complessità e nella loro specificità va tenuto conto che esse svolgono funzioni che ne conferiscono una posizione centrale su scala nazionale e internazionale, da quello politico a quelli economici e culturali; è chiaro che andranno fornite solide garanzie procedurali al fine di garantire l’autonomia delle città capitali, assicurando anche idonee risorse finanziarie alla Capitale e ai suoi municipi. Dopo la riforma DelRio Roma Capitale è stata collegata agli ambiti di competenza con la Città metropolitana, con funzioni cruciali in materia di sviluppo economico, promozione e gestione integrata dei servizi, infrastrutture, reti di comunicazione, mobilità e viabilità, pianificazione urbanistica.

Se andiamo a sbirciare lo status di alcune capitali europee scopriamo che Berlino è al contempo una città e un Land federale, assolvendo a funzioni statali e comunali, configurandola come una “città-stato” (come Amburgo e Brema); Londra invece è stata trasformata in Greater London, costituita in entità territoriale separata, distinta dalle otto regioni del Regno Unito e dotata di un proprio ordinamento specifico; la Ville de Paris è membro della Métropoledu Grand Paris, dotata di fiscalità propria, è stata istituita nell’ottica di porre in essere azioni metropolitane tese a migliorare la qualità di vita dei suoi 7,2 milioni di abitanti; Vienna gode di una posizione particolare nell’ambito dello Stato federale austriaco, dal momento che ne è al contempo la capitale, uno dei nove Länder e un comune con territorio coincidente con quello del Land.

Quindi, forse è arrivato il momento in cui Capitale-Città e Città-Regione coincidano, con consequenziale reale sviluppo delle altre province del Lazio, Latina in primis. Rendere davvero Roma Capitale significa affrancare le province del Lazio da una servitù spirituale e finanziaria, consentendone finalmente un reale sviluppo economico. Una lotta politica che poi dovrà sfociare nel ripristino della Provincia come ente di primo livello, restituendo non solo le sue funzioni amministrative e di indirizzo ma accorciando così le distanze tra cittadini e centralità governativa, perché gli enti periferici hanno la loro importanza proprio come collanti tra il governo centrale e i territori, che così non vengono spogliati di dignità e autonomia tipica per le loro peculiarità”.

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