“La diagnosi di tumore è arrivata il giorno del mio compleanno, come un gong che rimbomba nelle orecchie e ti lascia stordita. Ho comunicato la notizia dopo essere andata all’allenamento in piscina, dovevo trovare la forza in me stessa per poterla dare agli altri. I giorni successivi li ho vissuti con la paura di ciò che non potevo controllare ma anche e soprattutto come l’inizio della strada che mi avrebbe portata in salvo. Ricordo ancora il sorriso pieno di gioia con mio marito quando sono rientrata in stanza dalla mastectomia, finalmente libera dall’ospite indesiderato!”. – Così Erica racconta la sua battaglia contro il cancro alla Fondazione Umberto Veronesi.
“La malattia mi ha cambiata, mi sono scoperta una persona forte, positiva e più sorridente di prima. Durante tutto il periodo della chemio io e mio marito abbiamo riso molto, ridevamo dei miei capelli, della mia testa pelata, del mio addormentarmi in 3 secondi, della parrucca che si impigliava nei rami degli alberi o che restava nel cappello quando lo toglievo. Ho trovato lato positivo anche nell’affrontare la radioterapia, che essendo claustrofobica non era proprio nelle mie corde. Dopo le 25 sedute ho scoperto che mi ha “curato” anche la claustrofobia.
Quando ho avuto la diagnosi ho detto a mio marito che se ne fossi uscita vincente avrei dovuto assolutamente restituire il favore e far parte delle Pink Ambassador, un “faro rosa” che infonde coraggio e dimostra che si può affrontare e vincere il tumore e riprendere una vita normale. Mi sono candidata come Pink Ambassador fiera di poter dimostrare che se siamo qui è grazie alla ricerca scientifica. La ricerca vive di donazioni…donare è regalare una possibilità a chi si ammala!”. – Conclude Erica.