Giochi: nel Lazio 1.121 imprese per il settore delle slot e delle videolottery, 6.854 gli occupati

L'occupazione registra una ripresa rispetto all'anno precedente, con 6.853 lavoratori contro i 6.191 del 2021 (+10,69%)

Nel Lazio operano 1.121 imprese e 6.854 addetti nel settore delle slot e delle vlt: è il quadro che emerge dal “Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia” condotto dalla CGIA di Mestre, in collaborazione con As.tro, presentato oggi a Roma. Si tratta di un dato sostanzialmente stabile per quanto riguarda in numero di imprese (erano 1.093 nel 2021), mentre l’occupazione registra una ripresa rispetto all’anno precedente, con 6.853 lavoratori contro i 6.191 del 2021 (+10,69%).

Attualmente la legge regionale del Lazio ha eliminato l’effetto retroattivo del distanziometro, ma ha ridotto da 500 a 250 metri la distanza entro la quale non è possibile installare o detenere gli apparecchi da gioco; inoltre, sono state introdotte ulteriori limitazioni – come la riduzione degli orari, l’obbligo di una pausa di 5 minuti ogni 30 di gioco ininterrotto e la netta separazione tra ambienti dediti al gioco e gli altri relativi all’attività – che potrebbero contrarre la raccolta e il margine dei ricavi degli operatori.

L’indagine, focalizzata in particolare sugli apparecchi da gioco (le slot e le videolottery), parte dalla stima del numero di addetti del comparto, realizzata sulla base di informazioni fornite dagli archivi camerali e dalla banca dati del Ries, il registro degli operatori di gioco dell’Agenzia Dogane e Monopoli, al quale i soggetti che operano nel settore degli apparecchi sono tenuti a registrarsi. Lo studio, a livello nazionale, evidenza una contrazione di 2.328 unità tra gli addetti al settore a fine 2022 (da 47.336 a 45.008), il 5% in meno rispetto al 2021, con 1.314 aziende che nel giro di un anno fuoriescono dalla filiera del gioco lecito tramite AWP (le slot, appunto) e le VLT (da 54.429 a 53.115). Un dato che risente ancora del biennio 2020-2021, definito “drammatico” dalla CGIA. Il settore dei giochi, infatti, «è stato quello che ha subito il più lungo periodo di sospensione dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria».

LE CAUSE DEL CALO – Il 2022 è stato l’anno di ritorno alla piena operatività; nonostante questo, gli operatori del settore hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della pandemia e con le novità normative entrate in vigore nel biennio precedente: tra queste, l’introduzione della tessera sanitaria per l’uso delle VLT, la riduzione del payout, l’aumento della tassa sulle vincite. A partire dal 2021, inoltre, è scattato l’ultimo aumento delle aliquote del PREU. Dal report emerge quindi che rispetto al 2019 sono stati registrati quasi 6.000 esercizi in meno nei quali si possono trovare le AWP, che a loro volta sono calate di circa 13 mila unità. Anche le sale da gioco specializzate in cui si trovano le VLT dal 2019 sono in discesa: nel 2022 ve ne sono 466 in meno (-9,5%), e si registra un calo di oltre 3.200 VLT (-5,6%). Dal 2019 al 2022 la raccolta è calata di quasi il 28% (-12,9 miliardi) passando da 46,5 a 33,6 miliardi di euro, mentre le vincite hanno subìto un taglio del 31% (-11,1 miliardi di euro) coerentemente alla riduzione del payout.

Dal punto di vista fiscale, il comparto degli apparecchi continu a fornire un importante contributo per l’erario, sebbene in flessione rispetto al periodo pre-Covid. Nel 2022 – riporta lo studio condotto dalla CGIA Mestre in collaborazione con As.tro – il gettito del PREU derivante dalle AWP e dalle VLT è stato di 5,6 miliardi di euro, pari al 50% del gettito dell’intero settore del gioco lecito. A questi vanno aggiunte le altre imposte, contributi, tributi dovuti dalla filiera AWP/VLT: si tratta di ulteriori 800 milioni di euro, per un contributo fiscale complessivo di 6,4 miliardi di euro: un gettito superiore a quello delle tasse per l’auto pagate dalle famiglie (5,4 miliardi), dell’addizionale comunale Irpef (5,1 miliardi) e della cedolare secca sugli affitti (3,4 miliardi).

Rispetto al 2019, tuttavia, si registra una flessione: il PREU si è contratto del 17% (nonostante l’incremento dell’aliquota risente principalmente della riduzione della raccolta), mentre l’ammontare delle altre imposte si è ridotto del 15,3% a causa contrazione dei margini del comparto.

I concessionari autorizzati a operare nel settore del gioco online sono 83, di cui 53 italiani e 30 esteri, per un totale di 4.395 addetti. È il dato che emerge dallo studio condotto dalla CGIA Mestre in collaborazione con As.tro. I risultati economici di queste imprese derivano da diverse attività connesse con il gioco lecito sia fisico che a distanza; l’esercizio e la raccolta del gioco online è quindi solo una delle attività svolte da queste imprese. La stima è che i soli proventi online dei 53 concessionari italiani rappresentino un ammontare di risorse in grado di sostenere almeno 1.600-1700 lavoratori.  Nel corso degli anni, sottolinea il report, è cresciuto in maniera rilevante il gettito per l’erario. Dal 2015 al 2020 il dato è triplicato (da 212 milioni a 634 milioni di euro), mentre nel 2021 è passato a 887 milioni di euro. Nel 2022, inoltre, si stima che il totale abbia raggiunto un ammontare di almeno 909 milioni di euro. A crescere è anche il tasso di incidenza della spesa online sulla spesa totale del gioco lecito. Tale peso è passato dal 9,5% del 2019 al 20,6% del 2020 e al 24% del 2021 (dagli 1,8 miliardi del 2019 ai 3,7 miliardi del 2021). Dietro questi aumenti «vi è sia la crescita del gioco online, ma anche la contrazione che il gioco fisico ha dovuto sopportare a causa dei lunghi periodi di sospensione dell’attività». Non stupisce quindi che nel 2022 – primo anno di ritorno alla normalità – si sia registrata una riduzione rispetto al biennio pandemico. L’incidenza del gioco a distanza si è quindi assestata al 19,2% nel 2022, più del doppio del livello pre-pandemia.

Rilevante diventa quindi anche l’attività di contrasto dell’Agenzia Dogane e Monopoli ai siti di gioco non autorizzati: dal 2006 al 2022 ne sono stati inibiti oltre 9.800 e, nel corso degli ultimi anni, si nota un calo dei tentativi di accesso: nel 2021 (ultimo dato disponibile) sono stati 260mila, rispetto agli oltre 64 milioni dell’anno precedente. Una flessione dovuta all’ampliamento dell’offerta legale e a una maggiore consapevolezza dei consumatori, ma anche al crescente utilizzo di canali alternativi, come ad esempio i social network. Per questo, dal 2020 sono stati ampliati i poteri di inibizione di ADM, comprendendo anche la possibilità di ordinare ai gestori di siti di rimuovere i contenuti pubblicitari relativi al gioco illecito.

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