Praticare attività fisica durante le terapie anticancro con immunoterapia è utile sia per ridurre gli effetti collaterali sia per migliorare l’efficacia delle cure. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sulle pagine del Journal of National Cancer Institute statunitense. L’analisi, seppur contenuta nel numero di partecipanti, indica ancora una volta l’importanza del movimento non solo a fini preventivi ma anche durante il percorso di cura.
L’importanza del movimento
Che mantenersi in forma fisica sia un ottimo modo per ridurre il rischio di insorgenza di diverse malattie -cancro incluso- non è certo una novità. Negli ultimi anni però la ricerca ha esplorato l’effetto dell‘attività fisica anche in caso di neoplasia. Gli studi a riguardo, oggi, non mancano e affermano che praticare attività sia durante sia dopo le terapie migliora la tolleranza alle cure e può ridurre il rischio di recidiva. Ultimo in ordine di tempo è uno studio, pubblicato sulle pagine della rivista ufficiale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), in cui si afferma che nel tumore al colon-retto la sopravvivenza libera da malattia è decisamente superiore in quei pazienti che fanno movimento dopo la chemioterapia adiuvante.
Non solo chemioterapia
A differenza della chemioterapia, dove i dati sono molto solidi, sono invece ancora pochi gli studi che hanno cercato di indagare i benefici dello sport nelle persone trattare con immunoterapia, approccio per la cura dei tumori sempre più diffuso. Le premesse però sono molto buone: in diversi modelli animali è stato osservato che l’esercizio fisico è capace di regolare positivamente l’attività di alcune cellule del sistema immunitario come linfociti T e NK, componenti fondamentali su cui agiscono i farmaci immunoterapici. Partendo da questa constatazione gli autori dello studio -gli scienziati olandesi del University Medical Center di Utrecht- hanno valutato l’effetto del movimento in persone trattate con immunoterapia.
Lo studio
L’analisi, effettuata su 250 individui, ha valutato l’effetto dell’attività fisica in base al profilo delle differenti persone suddivise a seconda dell’intensità di attività svolta durante la settimana. Dalle analisi è emerso che livelli di attività moderata o intensa erano associati ad un minor rischio di tossicità causata dalle terapie. Non solo, in queste due categorie di pazienti si è registrato un vantaggio nella sopravvivenza globale rispetto ai pazienti completamente sedentari. I risultati, seppur da confermare in studi più ampi e con differenti metodologie, dimostrano l’importanza del movimento durante le terapie nel migliorare la qualità di vita. – Fonte Fondazione Umberto Veronesi.