Lo scrittore Gian Luca Campagna arriva al Palazzo Caetani di Fondi col suo ultimo romanzo dal titolo ‘In viaggio con la morte’ (Mursia): infatti domenica 5 maggio alle 18.30 presso Palazzo Caetani in Corso Appio Claudio, con ingresso libero. A conversare con l’autore ci sarà l’avvocato Letizia Bortone, il professore di Filosofia Lucio Biasillo, più i saluti del sindaco Beniamino Maschietto e dell’eurodeputato Salvatore De Meo.
La trama è intrigante come i romanzi cui ci ha abituato lo scirttore nato a Latina. Siamo a Roma, oggi. Carla, vedova e malata terminale, contatta il giornalista Gianni Colavita che dieci anni prima ha seguito l’omicidio rimasto irrisolto del figlio. La richiesta è insolita quanto la convocazione: la donna gli chiede di essere accompagnata nel suo ultimo viaggio a Paradiso, nella Svizzera ticinese, dove ha prenotato il suicidio assistito in una clinica della dolce morte. Determinato a risolvere il vecchio delitto, sebbene dilaniato dai dubbi, il cronista decide di assecondarne le volontà e accetta ma solo a patto che il viaggio si trasformi in un’avventura per esaudire gli ultimi cinque desideri di Carla. Così, a bordo di una spider, la strana coppia inizia a collezionare frammenti di un puzzle che li riporterà ai fatti di dieci anni prima. Toccheranno Acquasparta per assaporare l’ultima cena nel casale d’infanzia della donna, quindi arriveranno al borgo medievale di Bòlgheri, per proseguire per Venezia sulle tracce di un antico libro fino a toccare le spiagge della Normandia. E poi la Svizzera, per esaudire l’ultimo, disperato, desiderio di questo tour della morte. E risolvere finalmente il caso del figlio assassinato 10 anni prima.
Così, il nuovo avvincente romanzo di Gian Luca Campagna che mette al centro il tema delicato dell’eutanasia ma anche la dirompente voglia di vivere insita nell’animo umano.
Ma perché un romanzo con un tema così divisivo? “Il romanzo per me resta impegno sociale -risponde Gian Luca Campagna-. Così, sì confeziono una storia nera ma affronto una tematica divisiva come quella dell’eutanasia, questo perché nel tempo ho maturato l’idea che la narrativa non può ridursi solo a essere cassa di risonanza per un intrattenimento fine a se stesso, credo nell’efficacia della letteratura, che pone sul piatto delle discussioni temi importanti affrontati con un minimo di leggerezza e con la forza della seduzione, proprio per incoraggiare i lettori più ritrosi. Lo scrittore deve affrontare temi attuali, anche scomodi, prendere posizione, non solo raccontarli, non ci si può solo specchiare in ciò che più piace ma avventurarsi anche su sentieri inesplorati”.
Poi, come tutti i romanzi di Campagna lo spunto è dettato sempre da un fatto di cronaca. “Per la costruzione dell’architettura narrativa ovviamente sì. Quando comincio un romanzo gli spunti iniziali sono sempre due: un fatto di cronaca reale, perché la realtà resta la miniera più grande da cui ricavare pepite di storie, e poi il finale, che deve colpire come un pugno nello stomaco il lettore così da lasciarlo senza fiato. Per il canovaccio di questo romanzo sono partito dalla lotta di Dj Fabo, ormai tetraplegico, per ottenere una fine dignitosa dopo una vita vissuta ad alti livelli, e da una storia di cronaca nera romana: non so se vi ricordate quando nell’ottobre 2019 un ragazzo, Luca Sacchi, fu ucciso per oscuri motivi davanti a un pub, dove stava con gli amici e la fidanzata, l’ucraina Natascia. Poi, dopo qualche settimana abbiamo scoperto i segreti di quello che appariva come uno scambio di persona”.