C’è massima riservatezza su quanto scritto all’interno del dossier che il prossimo fine settembre verrà consegnato al Ministero della Cultura perché come ha tenuto a ribadire il primo cittadino, Matilde Celentano, “è una gara, non possiamo svelare le nostre carte”.
Quindi, alla conferenza che si è tenuta ieri alla presenza di una gremita sala De Pasquale, è stata svelata solo una piccola parte del documento che candida Latina a Città della Cultura 2026, entrando in competizione con altre 25 cittadine italiane per la conquista del titolo. Quello che è sicuro è che la proposta si muove su tre asset: architettura del Novecento, sviluppo sostenibile e modello sociale. Tre tavoli, che insieme contribuiranno a creare una “veste” per Latina, ai quali sono stati assegnati altrettanti referenti quali Massimo Rosolini, Massimo Marini ed Emilio Andreoli.
Una candidatura fatta all’ultimo, “operazione di marketing territoriale” come l’ha definita la sindaca Matilde Celentano, che ha saputo raccogliere e trasmettere l’entusiasmo del primo cittadino ma anche dell’assessore Muzio, referente della candidatura, e Daniela Cavallo, architetto a capo del progetto. Infatti sindaci dei comuni limitrofi, esponenti politici, associazioni, imprenditori e le più note personalità della nostra provincia facevano da platea mentre il logo ufficiale della candidatura, ideato dalla Pg&W, veniva mostrato in esclusiva. Una presenza che la sindaca non ha lasciato passare inosservata.
In prima fila l’eurodeputato Matteo Adinolfi, che ha voluto condividere con noi la sua opinione su questa candidatura.