Lavoratori del settore turistico tra i più poveri, la denuncia della Uiltucs

L'analisi nel dossier dall’Eures e presentato durante il convegno «Lavoro, legalità e territorio» presso l’Hotel Summit di Gaeta

I lavoratori del settore turistico sono i più poveri tra tutti i dipendenti del settore privato in provincia di Latina. Un dato paradossale se si considera la crescita del turismo degli ultimi anni con dati che tutti gli indicatori segnano come molto positivi, tranne che per un dettaglio, le retribuzioni. È una situazione descritta nel dettaglio nel dossier realizzato dall’Eures e presentato ieri mattina nel corso del convegno «Lavoro, legalità e territorio», organizzato dalla Uiltucs presso l’Hotel Summit di Gaeta.

«All’interno del settore dei servizi il dato di maggiore “allerta” è quello relativo ai lavoratori delle attività di alloggio e ristorazione, la cui retribuzione media, anche in presenza di una forte discontinuità lavorativa, si attesta a Latina a 7,7 mila euro annui, a fronte di 12,1 mila nel Lazio», si legge nel rapporto Eures. Inoltre «e la quota di lavoratori precari più elevata si registra nel settore turistico, che occupa a Latina il 12,5% dei lavoratori del settore privato, dove la percentuale di quelli a tempo determinato o stagionali raggiunge il 61,4% (rispettivamente 37,9% e 23,5%), superando di molto l’incidenza media regionale (38,9%, con il 33,3% di lavoratori a tempo determinato e il 5,6% di stagionali)». Ma la fotografia più allarmante arriva dal sondaggio commissionato dalla UilTucs per sentire la voce diretta dei lavoratori del turismo, attraverso questionari diffusi a luglio, compilati in modo anonimo e quindi in gradi di rimandare un quadro nitido (e preoccupante) di cosa succede nel mondo della balneazione, nei ristoranti, negli hotel della provincia di Latina.

«Il vero problema grave – ha detto nel suo intervento il segretario della UilTucs, Gianfranco Cartisano – è che ci troviamo davanti ad una sacca di lavoratori fantasma per la mole di rapporti irregolari se non addirittura in nero. Per far capire la gravità e la criticità del lavoro fantasma in questa provincia basta guardare il dato generale: il 50% dei lavoratori non ha un contratto regolare né conforme alle ore effettivamente prestate. Una buona percentuale di lavoratori ha risposto che lavora a tempo pieno in alcuni casi si superano le 10 ore di lavoro quotidiano con una apparente regolarità contrattuale che in termini pratici nasconde un lavoro non contrattualizzato con più ore rispetto al dichiarato. Anche nei rapporti di lavoro part-time le ore realmente lavorate superano i parametri contrattuali stabiliti con differenziali sino a 4 ore in più giornaliere. Inoltre, Il 60% dei lavoratori lavora meno di sei mesi, ed il restante 40% lavora da 1 e 3 mesi. Questo suggerisce una certa mobilità lavorativa che può essere determinata da condizioni di lavoro insoddisfacenti e mancanza di percorsi sulla stabilizzazione. La retribuzione giornaliera media è di 40 euro per il 60% di coloro che hanno risposto, che non hanno un contratto di lavoro. La restante quota ha risposto che percepisce oltre le 40 euro a fronte di più ore lavorate al giorno. Molti lavoratori hanno risposto di non ricevere il pagamento puntualmente, in alcuni casi si arriva al pagamento in contanti di pezzi di salario. Il pagamento delle maggiorazioni salariali spesso non esiste affatto e per quanto riguarda le mensilità aggiuntive 13ª e 14ª mensilità, il 50% risponde di percepirla, l’altro 50% risponde che sono simulate mensilmente in busta paga».

Il turismo è il settore più promozionato, rappresenta l’immagine simbolo del territorio ed è un settore che dalla fine della pandemia non ha conosciuto crisi. Ma i numeri dicono che si regge su un gigantesco sfruttamento. Nel corso del convegno la direttrice dell’Ispettorato del Lavoro di Latina Anna Maria Miraglia ha presentato i dati aggiornati sui controlli effettuati dal primo gennaio al 30 novembre 2024 nel settore del commercio e servizi. Ed è emerso oltre l’ottanta per cento di irregolarità, in specie nel commercio 87%, negli stabilimenti balneari 85%, negli alloggi turistici e ristorazione 83%. Tra il 22 giugno e il 6 luglio 2024 l’Ispettorato ha effettuato una vigilanza straordinaria nell’ambito della lotta al lavoro sommerso del piano 2023-2025. E quel contesto sono stati trovati 74 lavoratori in posizione irregolare, di cui 23 negli stabilimenti balneari e sono state sospese otto posizioni aziendali, di cui 5 per impiego di lavoro nero e 3 per violazione delle norme sulla sicurezza. Dei 9 lavoratori in nero, due erano in nero e 2 senza permesso di soggiorno. Più in generale nei primi 11 mesi del 2024 nel settore del commercio sono stati tutelati tramite le ispezioni sono stati 170, di cui 50 totalmente in nero e per 37 si è proceduto al recupero di differenze retributive; sono seguite 40 sospensioni di attività imprenditoriali, di cui 30 per impiego di lavoro nero e 10 per mancata applicazione delle norme sulla sicurezza.

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