Li chiamano ‘nomadi digitali’ e, stando alle ultime stime, sarebbero almeno 35 milioni in tutto il mondo. Si tratta di professionisti specializzati che sfruttano le potenzialità della tecnologia e di internet per lavorare da remoto, viaggiando e vivendo in diversi luoghi. In media guadagnano oltre 1.600 euro al mese e, se si riunissero in un unico posto, costituirebbero il 38esimo Paese al mondo per ricchezza pro capite e il 41esimo per numero di abitanti. È questa la fotografia scattata da Bluepillow – motore di ricerca globale di alloggi – sul nomadismo digitale, un trend in costante crescita negli ultimi anni.
I lavoratori-viaggiatori stanno gradualmente modificando le loro abitudini: sebbene l’11% dei digital nomads dichiari di restare in una località per 1-2 mesi, mentre il 12% si ferma per minimo 3 mesi, circa il 50% dei nomadi digitali sceglie di rimanere nello stesso posto per non più di 4 settimane, assecondando così il desiderio di abbinare la quotidianità lavorativa a momenti di scoperta del panorama locale. Relativamente agli alloggi, la maggior parte dei nomadi digitali preferisce risiedere in un hotel, mentre altri chiedono ospitalità ad amici o familiari. Ulteriori opzioni popolari sono poi le case vacanze e gli appartamenti affittati da privati tramite piattaforme di ricerca come Bluepillow.it (36%), i camper (21%) e gli ostelli (16%).
Come commenta Dominic Newboult, Head of Strategic Partnerships and Business Development di Bluepillow, “la pandemia e il caro vita hanno contribuito a velocizzare questa marcata tendenza mostrando a molte più persone che non è così difficile trapiantare la propria vita altrove temporaneamente, ormai sono sempre di più le persone con la possibilità di fare smartworking. Adesso si può perfettamente svolgere il proprio lavoro quasi ovunque grazie alla diffusione così estesa della fibra e il wi-fi. Come premio, dopo la solita giornata lunga di lavoro, si può godere di una nuova ed eccitante esperienza di viaggio prolungata; non come turista, ma come una persona del posto. Le persone ormai cercano esperienze autentiche di vita; quindi, cosa c’è di meglio che scoprire un posto a fondo, senza fretta e spesso e volentieri risparmiando anche soldi rispetto alla sua vita quotidiana normale?”.
Ma chi sono i nomadi digitali? A livello demografico risulta evidente come i lavoratori-viaggiatori siano prevalentemente Millennials (44%) – ossia nati tra il 1981 e il 1996 – e uomini, anche se in Italia sono soprattutto le donne a scegliere di diventare digital nomads. Inoltre, si tratta in gran parte persone laureate (il 72% ha una laurea triennale e il 33% la magistrale) e sposate (circa il 61%), abituate a viaggiare sia da sole che con il loro partner. Infine, dal punto di vista professionale, i nomadi digitali si suddividono, secondo uno studio di Passport-Photo.Online, in freelancer (36%), imprenditori (33%) e lavoratori dipendenti (21%), e operano principalmente nei seguenti settori: IT (19%), servizi creativi (10%), educazione (9%), consulenza, coaching e ricerca (8%), vendite, marketing e pubbliche relazioni (8%) e finanza e contabilità (8%). – Fonte www.dire.it –