La società contemporanea, complici le nuove tecnologie, cambia con un tasso di velocità incredibile e con essa le nostre abitudini quotidiane. Una di quelle che è cambiata di più in tal senso è la fruizione del mezzo televisivo, letteralmente rivoluzionata dopo l’avvento delle piattaforme streaming. Oggi parleremo proprio di questo e proveremo a capire come si è “evoluto” il telespettatore attuale. Sembrano davvero lontanissimi i tempi dei sei canali in chiaro e in cui tutta la famiglia si ritrovava davanti alla televisione per il film della sera. Impossibile parlare di streaming senza iniziare dai principali protagonisti del fenomeno. Ancora oggi il numero uno dello streaming si chiama Netflix, piattaforma nata nel 1997 come servizio di noleggio DVD e poi dedicatasi completamente ai servizi di trasmissione di contenuti on demand. I numeri? Nel 2021 una delle ultime rivelazioni di settore parlava di circa 30 miliardi di dollari di fatturato e di più di 220 milioni di abbonati nel mondo.
Netflix, però, è in ottima compagnia. Amazon Prime, ad esempio, conta più di 170 milioni di abbonati mentre Disney+ arriva quasi a 120 milioni. Leggermente indietro Hbo Max e Apple TV Plus che superano comunque i 40 milioni. Merita invece un capitolo a parte la storia di Twitch, nata come sito per gamer e oggi capace di ospitare decine e decine di canali tematici diversi, di diventare la piattaforma di riferimento per il poker online e addirittura per le grandi star della musica internazionale. Proprio il caso del poker è emblematico in tal senso. Il gioco delle due carte sembrava finito nel dimenticatoio ma proprio grazie al portale viola è tornato agli onori delle cronache vivendo una seconda giovinezza telematica.
Oltre a registrare numeri da capogiro e a offrire contenuti 24/24 di sempre maggior livello, i portali di streaming hanno avuto un importante impatto sul nostro modo di guardare la tv. Una recente ricerca di settore sottolinea che, sebbene il prime time televisivo resta appannaggio dei canali tradizionali, durante l’arco della giornata sono i “nuovi” canali a farla da padrone. In particolar modo nella fascia quotidiana che va dalle 18 alle 20, momento in cui le varie piattaforme registrano i picchi massimi di accesso. Ad aumentare è anche il tempo di connessione ai servizi streaming: lo scorso anno la sessione media di visione giornaliera è stata di 122 minuti per 2 volte al giorno, ovvero il 26% in più rispetto all’anno precedente.
Lo streaming non ha avuto impatto solamente sul nostro modo di guardare la televisione. Ha completamente cambiato anche un altro settore dell’intrattenimento: il cinema. Un esempio su tutti? Il film “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, candidato all’Oscar nella categoria dei migliori film e con Netflix in veste contemporanea di produttore e distributore. E la pellicola del regista italiano non è stata l’unica a seguire questa strada. Hanno fatto percorsi simili anche “Don’t Look Up” di Adam McKay, i cui diritti sono stati acquisiti dalla Paramount, e “Il potere del cane” di Jane Campion, successo da 12 nomination agli Awards.
Fin qui abbiamo fotografato la situazione attuale. Ma come cambieranno le nostre abitudini nei prossimi anni? I più pessimisti sottolineano come il mercato delle piattaforme sia ormai arrivato a una completa saturazione con gli operatori che, invece di mettersi in cerca di nuovi abbonati, stanno mettendo in campo strategie per non far “fuggire” quelli rimasti. Il motivo? Le nuove generazioni sono sempre meno interessate alla tv tradizionale e prediligono di gran lunga il gaming online e il consumo di contenuti sui social network.
I più ottimisti, al contrario, prevedono un innalzamento verso l’alto della qualità dell’offerta per intercettare anche le nuove generazioni e un abbassamento dei costi degli abbonamenti dovuto all’ingresso in campo di nuovi competitor. In più si guarda con molto interesse all’arrivo in pianta stabile del metaverso, universo virtuale che potrebbe nuovamente cambiare le carte in tavola per quanto riguarda fruizioni e consumi di contenuti multimediali.