«Satnam Singh è morto dissanguato nelle nostre campagne. Dopo un incidente sul lavoro, il suo datore lo ha abbandonato come se fosse un peso da scaricare, non una vita da salvare. Era importante essere oggi in tribunale e al presidio organizzato dalla CGIL per l’inizio del processo: non possiamo permettere che questa vicenda venga dimenticata. La sua morte rappresenta il volto più crudele dello sfruttamento, quello che trasforma i lavoratori in fantasmi senza diritti, senza voce, senza pietà».
Così Valeria Campagna, Vicesegretaria del PD Lazio e capogruppo PD al Comune di Latina, presente questa mattina al presidio per la prima udienza del processo per l’omicidio del bracciante Satnam Singh, deceduto lo scorso giugno a seguito di un incidente sul lavoro.
«Satnam non è morto per fatalità. È stato ucciso da un sistema che continua a tollerare il caporalato e lo sfruttamento – aggiunge Campagna –. Un sistema che si regge sull’invisibilità e sulla paura, sulla ricattabilità dei più deboli. Dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione: oggi per Satnam, ma anche per tutti i lavoratori che ogni giorno subiscono condizioni disumane».
La consigliera del PD rilancia: «Non possiamo più tollerare che i campi diventino luoghi di morte, invece che di lavoro. Serve giustizia per Satnam, ma serve anche un cambio di passo nelle politiche del lavoro e dell’immigrazione. Basta con leggi che generano clandestinità e sfruttamento: la dignità deve tornare al centro. Il caporalato non è un’emergenza da reprimere una tantum, è una struttura criminale che prospera dove lo Stato arretra».
«Il sangue di Satnam ci riguarda tutti. È ora di dirlo con forza, con parole che non si possono equivocare: il caporalato è una piaga che va superata. Con la giustizia, con la politica, con il coraggio di non voltarsi mai dall’altra parte».