Latina piange troppi lutti sulle strade. E forse è arrivato davvero il momento di fermare questa strage tutti insieme. Perché, senza essere ipocriti, vanno analizzate sempre le cause per cui accadono gli incidenti stradali, che spesso diventano mortali per cause dirette.
Lo dichiara in una nota Roberto Belvisi, consigliere comunale Latina e presidente Commissione urbanistica.
Oggi, siamo tutti concentrati a incriminare la rotonda su via del Mare, che nell’ultimo mese è stata macabro teatro di due sinistri mortali. Non si può tacere ovviamente della sua irregolarità nella realizzazione (ma non del progetto) perché è oggettiva, come è oggettiva la minima irregolarità di fuoriuscita del cordolo del rondò e del muretto che circonda la fontana scenica, come è sempre oggettiva la causa degli incidenti sul nostro territorio.
Va ricordato che quella rotatoria fu realizzata nel periodo in cui era sindaco Giovanni Di Giorgi: quel rondò non è sbagliato, fu realizzato proprio perché quell’incrocio risultava, come oggi, estremamente pericoloso e dannoso, oggi esso va adeguato con interventi tecnici per ridurre l’impatto in caso di un sinistro. Resta chiaro che istituire una ulteriore segnaletica luminosa e lampeggiante aiuta molto i conducenti di auto e moto.
Ma guardiamo in faccia la realtà. Il 90% degli incidenti (mortali e non) avviene per cause che non coinvolgono direttamente la presenza di un arredo urbano ma perché ci sono errori di distrazione nelle manovre, la conduzione del mezzo attraverso l’alta velocità e altri fattori come l’utilizzo improprio del telefonino o la guida in uno stato non consono, derivato dall’utilizzo di sostanze alcoliche e stupefacenti. Insomma, le cause, lo sappiamo, sono molteplici e spesso dipendono dal guidatore.
Se andiamo a leggere e analizzare le statistiche ci troviamo di fronte quali sono le principali cause di incidente, tant’è che si confermano la guida distratta, il mancato rispetto di precedenza, la velocità troppo elevata. È chiaro che di fronte a queste stragi il concetto della prudenza si associa a quello di un’educazione civica che sconfina col rispetto del valore della vita umana, che non può essere appesa al filo della sfida col destino. Non sappiamo se possono servire deterrenti a metà tra il macabro e il ricordo, tra il monito e il senso della riflessione e della pietà, come le tante croci che vediamo sorgere piantate sui cigli delle strade o fiori continui sui fusti degli alberi o sulle circonferenze delle segnaletiche, né possono essere sempre d’aiuto i metodi utilizzati lungo le strade belghe che sono puntellate della presenza di sagome bianche ad altezza naturale o l’iniziativa della cittadina di Costa Volpino (Bergamo) che ha suscitato clamore e angoscia per la presenza disegnata sulle strade della sagoma di persone rimaste mortalmente colpite da incidenti. Non si può prevenire lavorando con lo specchietto retrovisore, ma dobbiamo intervenire in modo diretto e immediato, attraverso un costante programma di educazione stradale, coinvolgendo persone tecniche e qualificate (rappresentanti della Polizia stradale e professionisti delle scuole guida) ma anche persone comuni che hanno subito la perdita di un familiare o sono uscite miracolosamente illese rispetto a un sinistro. Sin dalla mia elezione in questa amministrazione ho da subito proposto iniziative e attività all’interno degli istituti scolastici per sensibilizzazione presso i giovani sull’educazione stradale. Anche se è vero che gli interventi non dovrebbero essere circoscritti solo nelle sole scuole ma vissuti anche all’interno di altri momenti sociali (libere iniziative nelle parrocchie o tramite associazioni), perché l’educazione non termina alla fine del ciclo di studi obbligatori ma dovrebbe accompagnarci sempre nel corso della vita. Chi vi scrive lo fa perché miracolato in un incidente stradale che poteva portarlo alla morte. La prudenza resta la nostra arma migliore.