Oipa, il paradosso di Rocca: “Abbattere i cinghiali per poi fare i ripopolamenti”

La malagestione del cinghiale dagli anni ‘50 per compiacere i cacciatori ha determinato notevoli esborsi pubblici a carico della collettività

Il candidato alla Presidenza della Regione LazioFrancesco Rocca, ha dichiarato ieri di poter risolvere una serie di problemi, che poco hanno a che fare con una corretta gestione della fauna selvatica, anche ricorrendo agli abbattimenti dei cinghiali salvo poi procedere con i ripopolamenti. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) fa notare che dopo questa dichiarazioni d’intenti di certo perderà dei voti,  come anche lui prefigura, ma soprattutto fa notare il controsenso e il paradosso contenuti nella sua intenzione di rispolverare lo strumento del ripopolamento, ormai desueto, che è all’origine dell’attuale diffusione del cinghiale non autoctono nel territorio italiano.

«Negli anni ’50 le Amministrazioni locali avviarono pratiche di ripopolamento a uso e consumo dei cacciatori che lamentavano la mancanza di selvaggina», spiega il responsabile Fauna selvatica dell’OipaAlessandro Piacenza. «Furono immessi cinghiali provenienti da Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia, esemplari di grosse dimensioni e molto prolifici. Se non fossero stati introdotti allora e nei decenni successivi, non assisteremmo ora a questa sorta di caccia alle streghe. Quindi, ci stupisce quanto affermato dal candidato Rocca. Il cinghiale autoctono era meno fecondo e meno vorace di quanto lo sia oggi, e il suo impatto sull’ambiente minimo. L’avere riesumato il concetto di “ripopolamento” preoccupa e inquieta».

L’Oipa sottolinea come la malagestione del cinghiale messa in atto per compiacere i cacciatori ha determinato anche notevoli esborsi pubblici a carico della collettività. Si pensi ai risarcimenti chiesti e ottenuti dagli agricoltori che spesso e volentieri lamentano danni alle colture.

Tra gli interventi cruelty-free atti a contenere la presenza dei cinghiali l’Oipa ne ricorda alcuni: barriere lungo le strade, dissuasori acustici, dossi nella viabilità minore, corridoi ecologici, recinzioni, o “shelter”, a protezione di alcuni tipi di colture (come frutteti, uliveti, vigneti). Nei centri urbani il problema può e deve essere affrontato con una migliore gestione della raccolta rifiuti, possibilmente introducendo la raccolta porta a porta, e la chiusura di tutti i varchi dei parchi e delle riserve che insistono sugli abitati. Da sottolineare infine che è stata avviata la sperimentazione di metodi contraccettivi per contenere il numero della fauna selvatica (v. la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero della Salute che l’autorizza): una nuova frontiera amica degli animali, esseri senzienti ora tutelati anche dalla Costituzione all’articolo 9.

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