Polo trapianti San Camillo-Spallanzani, 14 interventi di fegato ad agosto: trend in crescita

Un’attività intensa quella del POIT che non ha mai rallentato, garantendo anche durante il periodo estivo un servizio h24

È stata un’estate di intensa attività al Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT). L’equipe diretta dal Prof. Giuseppe Maria Ettorre ha infatti eseguito, solo nel mese di agosto, 14 trapianti di fegato consecutivi. Un’attività intensa che non ha mai rallentato, garantendo anche durante il periodo estivo un servizio h24 grazie al lavoro svolto da chirurghi, anestesisti, coordinatori e infermieri del blocco operatorio trapianti.

Il POIT, frutto della collaborazione tra l’Azienda San Camillo-Forlanini e l’INMI Spallanzani, ha già eseguito 65 trapianti di fegato dall’inizio dell’anno, confermando un trend positivo rispetto al 2023, anno che ha segnato il record di sempre per il Lazio, con 80 trapianti di fegato. Questi numeri sottolineano il ruolo centrale del POIT non solo nel Lazio, ma in tutto il centro-sud Italia, con circa il 40% dei pazienti provenienti da regioni come Basilicata, Campania, Calabria e Abruzzo.

La crescita esponenziale del Polo Interaziendale Trapianti è il risultato dell’attività multidisciplinare di diversi reparti. Tra questi, spiccano le Epatologie del San Camillo e INMI dirette rispettivamente dal Dott. Adriano Pellicelli e Gianpiero D’Offizi e le Rianimazioni, sotto la guida del Prof. Luigi Tritapepe (San Camillo) e della Dr.ssa Mariagrazia Bocci (INMI). Queste unità operative svolgono un ruolo cruciale nella gestione dei pazienti con insufficienze epatiche acute e nella cura post-operatoria, con il supporto degli anestesisti della sala operatoria, coordinati dalla Dr.ssa Micaela Maritti. Il coordinamento dell’intera “filiera” del trapianto e gli studi per la compatibilità spettano al Centro Regionale Trapianti, situato all’interno del San Camillo e diretto dal Dott. Mariano Feccia.

«Il mio primo pensiero, quando parliamo di trapianti, va alle migliaia di cittadine e cittadini in lista d’attesa per un organo che consenta loro di continuare a vivere. Anche e soprattutto per loro sono orgoglioso dei grandi risultati del Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti, nato dalla collaborazione delle Aziende San Camillo-Forlanini e INMI Spallanzani e del nostro Centro Regionale Trapianti. Un lavoro di squadra che ha visto, nel solo mese di agosto, la realizzazione di ben 14 trapianti di fegato», dichiara Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio.

«Un impegno che ha coinvolto medici, anestesisti, infermieri e operatori sociosanitari, a cui va il ringraziamento di tutti i cittadini. Non soltanto di quelli del Lazio, visto che dei 65 trapianti realizzati ad inizio 2024 – dopo il record del 2023 con un +22% – il 40% è eseguito per pazienti che provengono dalle regioni del centro-sud come Abruzzo, Campania, Basilicata e Calabria. Continueremo ad occuparci di questi pazienti, della loro qualità di vita postoperatoria, diffondendo sempre di più la cultura della donazione. Un gesto gratuito e sicuro che restituisce speranza a tantissime persone», sottolinea il presidente Rocca.

«I quattordici trapianti eseguiti ad agosto testimoniano non solo un’intensa attività trapiantologica, ma anche una straordinaria capacità organizzativa. Portare a termine questi interventi significa inviare équipe sia dentro che fuori Regione, affrontando i relativi rischi e assicurando il ritorno in sicurezza degli organi per il trapianto. L’organizzazione della Regione Lazio si è dimostrata impeccabile», dichiara Angelo Aliquò, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini.

«Il nostro centro garantisce un’assistenza immediata ai pazienti affetti da gravi insufficienze epatiche e patologie oncologiche che necessitano di un trapianto di fegato. Negli ultimi anni, le indicazioni oncologiche si sono estese anche a patologie come le metastasi epatiche, i tumori neuroendocrini e i colangiocarcinomi. Quest’anno, abbiamo già effettuato tre trapianti per metastasi epatiche in pazienti non candidabili alla resezione chirurgica, che non avrebbero avuto altre opzioni di sopravvivenza se non il trapianto», dichiara il Prof. Giuseppe Maria Ettorre, direttore del POIT.

Il POIT continua a essere all’avanguardia nella “transplant oncology”: risale infatti a cinque anni fa il primo trapianto di fegato in Italia su una paziente affetta da insufficienza epatica terminale causata dai trattamenti per controllare un pregresso tumore mammario e metastasi epatiche.

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