Ammonta a 27 milioni e 363 mila euro l’importo complessivo del ristoro per la servitù nucleare riconosciuto dal tribunale civile di Roma, un contributo che, senza alcuna decurtazione, copre le annualità dal 2005 al 2018 e le annualità maturate nelle more del giudizio fino alla data della sentenza. “L’ennesima soddisfazione – commenta l’ex sindaco Damiano Coletta – Si è chiusa una pagina quasi ventennale con una sentenza che consente di trarre conclusioni anche sull’operato di chi ha governato la città. La giunta Di Giorgi non volle farsi carico di una posizione critica rispetto al ministero, la precedente amministrazione di Zaccheo voleva affiancarsi ai Comuni che intentarono causa, la gestione commissariale ritenne che la questione non fosse di sua competenza. La nostra giunta per non perdere l’ultimo treno utile inviò la messa in mora per ottenere la differenza di somme di ristoro e si attivò poi, con una sentenza favorevole in appello, per proporre un giudizio autonomo per allineare Latina alle altre città partite prima.
Un lavoro portato avanti dalla vice sindaco Maria Paola Briganti che, con l’ausilio dell’Anci, approfondì la questione per valutare un’azione legale autonoma per recuperare quanto incredibilmente lasciato indietro dalle precedenti amministrazioni e dal commissario Nardone. Oggi quegli oltre 27 milioni di euro sono una cifra da capogiro per il Comune di Latina, salvo che le controparti istituzionali (presidenza del consiglio dei ministri, ministero delle Finanze e Cipe) non presentino appello. Ci auguriamo ora – conclude Coletta – che il Comune sappia valorizzare questo risultato e che le somme siano utilizzate dall’attuale amministrazione per progetti di alto profilo sulla sostenibilità ambientale e la salute pubblica. In questo senso come Lbc faremo proposte ambiziose”.