“I dati confermano una spaccatura del Paese e noi non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due, il messaggio forte che voglio lanciare è che abbiamo il dovere morale di ricomporrre in unità il sistema scolastico e formativo del nostro Paese per dare a tutti i ragazzi, ovunque essi vivono, le stesse identiche possibilità di successo formativo, e quindi lavorativo”. Così Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, in occasione della presentazione del Rapporto Invalsi alla Camera dei Deputati.
“Già nella scuola primaria si viene a individuare quella spaccatura che penalizza tanti ragazzi italiani e questo è ancor più moralmente inaccettabile” anche perché “la scuola primaria anticipa e influenza i risultati successivi, è lì che lo studente acquisisce le competenze che sono la base dei futuri apprendimenti”, ha proseguito.
“In seconda primaria i divari di risultati, a sfavore dei ragazzi del Mezzogiorono, sono di circa 5 punti percentuali in italiano e di circa 10 in matematica, divario che diventa drammatico in tre regioni: Calabria, Sicilia, Campania. Nella quinta la percentuale di allievi che non raggiunge un certo grado di competenze è doppia rispetto agli allievi delle regioni più fortunate”, ha evidenziato Valditara.
La matematica ha ricordato il ministro “è fondamentale, è un indicatore di crescita sociale” così come la lingua inglese che permette di aprirsi “all’internazionalità e uno studente che non ha adeguate competenze in questa disciplina è fortemente penalizzato rispetto agli altri compagni”.
Divari che, come mostra il rapporto Invalsi, si accentuano nella scuola secondaria. Gli interventi, ha spiegato Valditara, partiranno da alcune scuole a rischio: “240 scuole – 120 saranno primarie, 60 secondarie di I grado e 60 di II grado – in cui già da settembre verranno fatti una serie di interventi con investimenti economici importanti” tra cui la personalizzazione del percorso formativo con la figura del docente tutor, didattica laboratoriale, apertura al territorio, attività extracurriculari, coinvolgimento dei genitori e più docenti nelle scuole individuate.
I dati del Rapporto Invalsi 2023
Il 2023 ha segnato il ritorno alla normalità pre-pandemia sia per le modalità di svolgimento delle prove sia per la compiuta entrata a regime del D. Lgs. N. 62/2017 che – dopo alcuni periodi caratterizzati da misure
normative straordinarie – prevede quale requisito di ammissione all’esame di Stato la partecipazione alle rilevazioni nazionali per gli studenti rispettivamente dell’ultimo anno del primo ciclo d’istruzione e dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. Quest’anno le prove hanno coinvolto oltre 12.000 scuole per un totale di oltre un 1.000.000 di allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e oltre 1.000.000 di studenti della scuola secondaria di secondo grado. Le rilevazioni si sono svolte regolarmente su tutto il territorio nazionale con percentuali di partecipazione molto vicine al raggiungimento di tutta la popolazione studentesca coinvolta.
Invalsi 2023, risultati indeboliti in tutte le materie
Il quadro che emerge quest’anno dalle Prove risente ancora in maniera evidente delle conseguenze post-pandemiche sugli apprendimenti degli studenti italiani. Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). In II primaria i risultati di Italiano e di Matematica sono più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021 e, sostanzialmente, in linea con quelli del
In V primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte
le discipline, incluso l’Inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening). Pur se in misura ridotta, già dalla II primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la Matematica e l’Inglese-listening. Si riscontra una perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese listening. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi.
Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano che si è fermato il calo degli apprendimenti in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora una decisa inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento, mentre rimangono molto marcati i divari territoriali. I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano una contrazione degli esiti di apprendimento generalizzata nelle classi seconde, mentre per le ultime classi i risultati del 2023 indicano che si è arrestato il calo in Italiano e Matematica, riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di rotta. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in costante e diffuso miglioramento.
La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. Da qualche tempo è sempre più evidente che particolare attenzione va rivolta non solo agli studenti che abbandonano la scuola ma anche a tutti coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie, quindi a forte rischio di limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è definita dispersione scolastica implicita o nascosta. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7% (-0,1 punti percentuali). Gli esiti del 2023 confermano un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (-1 punto percentuale rispetto al 2022).
Se le prime stime Invalsi troveranno conferma negli esiti delle prove degli anni futuri, la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli di studio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni (Elet) sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal PNRR alla fine del 2025 (10,2%). – Fonte www.dire.it –