Il tema del conflitto tra le due Coree e l’auspicata riappacificazione è un tema caro al regista sudcoreano Hun Jang: Secret Reunion vuole dunque indagare l’annosa diatriba. Il film è stato presentato nel 2010 sia alla 12° edizione del Far East film festival di Udine, poi al Florence Korean film Festival di Firenze del 2011.
La trama
Da un soggetto di Kim Ki-duk, peraltro non accreditato, si dipanano a folle velocità le vicende di Han-gyoo (Song Kang-ho) e Ji-won (Kang Dong-won), uno capo della National Intelligence Service, l’altro giovane attentatore. I loro destini sono orchestrati dalla consapevole regia di Jang Honn, meritevole allievo della “scuola Kim Ki-duk”, seppur dallo stile evidentemente differente. Durante la guerra tra le due Coree si intrecciano i loro destini: entrambi cacciati via dalla loro cerchia, chi per un motivo chi per un altro, si ritroveranno 6 anni dopo fingendo di non conoscersi. Inizierà quindi, per entrambi, un nuovo rapporto e un nuovo lavoro.
Pellicola dal doppio volto
Poliziesco, thriller e commedia si intrecciano in maniera equilibrata in questo film che cerca di tracciare a suo modo una via riconciliativa tra le due Coree attraverso l’improbabile ma genuina amicizia che si sviluppa tra i due protagonisti, “soldati” di forze avversarie in una “guerra fredda” che dura ormai da troppi anni dividendo il Paese. Di netta ispirazione americana, la pellicola si divide in maniera quasi manichea.
Il biglietto da visita di Secret Reunion è quello di una spy-story intrigante ed avvincente con un prologo al cardiopalma, dove la regia di Jang Hoon si esalta, tra sparatorie e inseguimenti. Subito dopo l’elettrizzante inizio, il film di Hoon cambia radicalmente pelle trasformandosi in un buddy-movie in cui si sposano commedia e melodramma. Pertanto nella prima vi è la forte rappresentazione di una corporeità da manuale, l’efferatezza dell’omicidio, la viscosità del sangue, colpi di pistola e altrettanto pericolosi colpi di arti marziali. Nella seconda metà si cambiano registro e prospettiva, ci si diverte anche. Si racconta, con accento decisamente virile, l’amicizia tra due uomini, partner ideali di un film decisamente buono, anche se non un capolavoro. Sullo sfondo la riflessione, mai pedestre, sul rapporto tra Corea del Nord e Corea del Sud, due mondi così vicini, così culturalmente attigui, che parlano la stessa lingua, ma allontanati dai quei giochi di potere che escludono una vera agnizione delle proprie personalità.
Peccato il finale…
Le sequenze action sono davvero squisite, con accattivanti piani-sequenza e il buon uso della macchina a mano, e catapultano lo spettatore in un thriller che non esito a definire davvero appassionante, un plot che spazia dalla spy-story al melodramma al comico. Song Kang-ho è bravo, completo e desta simpatia: ci sa fare quando si tratta di menare le mani e lo si apprezza anche nel senso più puro del termine recitazione. Un peccato che tale siffatta generosità visuale debba poi perdersi nel classico bicchiere d’acqua di un finale non troppo fortunato, che stride sul fondo di vetro anziché adagiarsi miracolosamente: si depotenzia la drammaticità, con un occhio buttato all’incasso sperato. Ben 36 milioni di dollari al botteghino e la medaglia di bronzo al box office coreano nel 2010.
Dettagli
Titolo originale: id.
Regia: Jang Hoon
Sceneggiatura: Jang Min-seok, Kim Joo-ho, Choi Kwan-young, Jang Hoon
Fotografia: Lee Mo-gae
Musica: No Hyung-woo
Cast: Song Kang-ho, Kang Dong-won, Jeon Gook-hwan, Park Hyuk-kwon, Yoon Hee-seok, Choi Jeong-woo, Ko Chang-seok