Torture e violenze nel carcere minorile, la ricostruzione shock: tra gli arrestati un agente di Formia

Indagini portate avanti dalla Polizia di Stato e dal Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria

Di Angela Nicoletti. Ci sono immagini che uno degli agenti, non tra quelli arrestati, definisce “devastanti” relative alle presunte violenze nel carcere Beccaria. Nell’elenco dei 13 agenti di Polizia Penitenziaria arrestati ieri a Milano, risulta esserci anche un agente di Formia.

“Ogni aggressione è stata provata sia dalle dichiarazioni della vittima che dalle intercettazioni telefoniche, dalle immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza, dalle dichiarazioni testimoniali di altri detenuti testimoni indifferenti, dai referti medici, dalle relazioni di servizio”, scrive la gip di Milano Stefania Donadeo nell’ordinanza di custodia cautelare. Le relazioni di servizio degli agenti della Polizia penitenziaria, “artatamente costruite al fine di sconfessare qualsiasi eventuale racconto dei detenuti” sono contraddette da “immagini video acquisite dal sistema di videosorveglianza del Beccaria” relative a tre pestaggi che “costituiscono un ulteriore elemento di prova documentale del metodo adottato dagli agenti della polizia penitenziari”.

I poliziotti penitenziari parlavano di “schiaffo educativo“. L’inchiesta ha avuto impulso da varie segnalazioni tra cui quella del garante milanese delle persone detenute Francesco Maisto che ha allegato una mail del consigliere comunale David Gentili del febbraio del 2023 su cinque presunti episodi di abusi.

Il racconto di un giovane detenuto è scioccante: picchiato da dieci agenti il 9 novembre 2023. Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che un agente gli avrebbe spruzzato dello spray al peperoncino negli occhi, poi altri “lo aggredivano con calci e pugni su tutto il corpo e lo facevano cadere a terra, mentre lo insultavano dicendogli ‘Sei un figlio di puttana, tua madre è una troia, sei un clandestino, ti faccio vedere io come fare il figlio di puttana”. “Una volta steso a terra – prosegue la ricostruzione degli inquirenti – lo ammanettavano, continuando a colpirlo e gli strappavano la maglietta, mentre il ragazzo tentava di difendersi”.

“Nel carcere minorile ‘Beccaria’ c’era un sistema di violenze radicato” prosegue il gip di Milano Stefania Donadeo nell’ordinanza di custodia cautelare. “Dalle conversazioni emerge la totale naturalezza con cui gli agenti custodia commentano i pestaggi e le conseguenze delle loro azioni sui minori detenuti – scrive la giudice -. Tutte le prove analizzate hanno consentito di accertare l’esistenza all’interno dell’Istituto penale minorile Cesare Beccaria di un sistema consolidato di violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni e pestaggi di gruppo realizzati dagli indagati appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria ai danni dei detenuti minorenni.

Le indagini sono state portate avanti dalla Polizia di Stato e dal Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria nei confronti di tredici agenti della Polizia Penitenziaria, dodici dei quali tuttora in servizio nell’Istituto Penale Minorile ‘Cesare Beccaria’ di Milano e la misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori otto dipendenti dello stesso corpo di polizia.

I reati a vario titolo contestati dalla Procura della Repubblica, a partire almeno dal 2022 a oggi e commessi nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere del pubblico ufficiale e dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico e una tentata violenza sessuale di un agente nei confronti di un detenuto.

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