Home Cronaca Violentata dopo un passaggio in scooter: il racconto della vittima

Violentata dopo un passaggio in scooter: il racconto della vittima

La vicenda risale alla notte tra l'1 e il 2 novembre a Priverno. La vittima ha affidato a un lungo post su Facebook la sua versione

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Proseguono le indagini sulla vicenda che vede protagonista una donna vittima di violenza sessuale a Priverno. Nei confronti di un 22enne magrebino, in Italia senza fissa dimora, è stata emanata un’ordinanza di custodia cautelare, con l’uomo che resta in carcere pur negando tutte le accuse nei suoi confronti.

La storia risale alla notte tra l’1 e il 2 novembre. Secondo la ricostruzione, a bordo del suo ciclomotore, l’uomo ha avvicinato la ragazza, offrendosi di accompagnarla a casa, ma una volta giunto in una strada isolata, l’avrebbe obbligata, con forza, a seguirla all’interno di uno stabile e lì, contro la volontà della malcapitata, dopo averla denudata, l’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali completi. La donna sarebbe riuscita a divincolarsi e fuggire, ancora nuda, rifugiandosi per le campagne circostanti, ove avrebbe vagato sino a quando non è stata soccorsa da un passante, che l’ha condotta presso l’ospedale di Latina.

Dopo qualche giorno, è la stessa vittima a dare la sua versione dei fatti e a sfogarsi per quanto successo. La donna ha utilizzato il suo profilo Facebook per esternare i suoi sentimenti: “Era un conoscente. avevo fretta di tornare da mia figlia. ho accettato il passaggio (e ho sbagliato). Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò? I suoi urli, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa. Ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda 6 ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo shock, pur di trovare un’uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, rami e spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia! La mia unica ragione di vita. E per sei interminabili ore bloccata li, non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devi vergognare! Ma quell’essere che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male. Ma non conosceva la forza di una mamma. E questa frase la dedico a lui: non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore”.

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